Cosa è successo ieri in Cile con le elezioni presidenziali? Elezioni che, fino ad ieri, dovevano essere una passeggiata per l’ex-presidente Piñera, magnate locale e leder di una destra particolarmente retrograda come quella cilena.

A sorpresa è quasi arrivata al ballottaggio Beatriz Sánchez, giornalista, dichiarata femminista, appoggiata da una coalizione che si è formalizzata meno di un anno fa, il Frente Amplio, frettolosamente definito di media internazionali “l’estrema sinistra”.

Il Frente Amplio è un vasto insieme di partiti e movimenti messo in moto dal Partito Umanista e da Revolución Democratica, partito nato dai movimenti studenteschi di alcuni anni fa e unico partito della coalizione ad avere già deputati in parlamento. Non è semplicemente un fronte di sinistra (i comunisti hanno preferito andare con il governo di centro sinistra, per esempio) ma è più esattamente un laboratorio politico di convergenza nella diversità. Questo laboratorio politico ha messo in moto quello che è uno dei punti centrali del programma: ridare il potere alla gente, costruendo il programma di governo con una quantità enorme di assemblee popolari dove le proposte venivano elaborate e votate dalle persone, fino ad arrivare a un risultato definitivo.

Un’altra caratteristica essenziale è stata la posizione nonviolenta che accomunava tutte le forse in campo, anche quelle, come un partito liberale, che non si riconoscono nello schema classico della sinistra ma che ne condividono gli aspetti libertari.

Infine il tema più caro agli umanisti: rimettere al centro le persone e le loro esigenze di base: salute, educazione, lavoro, qualità della vita.

Questa coalizione, che ha speso un decimo di quello che hanno speso gli altri, ha fatto una campagna capillare tra la gente, ha costruito le candidature dal basso, ha deciso con primarie la propria candidata a presidente scegliendo una persona indipendente ma conosciuta per la sua professionalità, la sua simpatia. La sua empatia. “E’ arrivato il cambiamento: è arrivato per rimanere” ha dichiarato Beatriz subito dopo i risultati che, con oltre il 20% di voti, l’hanno proiettata a un soffio dal secondo turno.

L’ondata antipolitica che serpeggia ovunque ha così preso una variante ragionevole, giovane, nuova e progressista (nel senso vero della parola) e che potrebbe (dovrebbe?) far da modello in Italia.

Gli elementi essenziali? La politica parte dalla base della società, si svolge con coerenza, senza personalismi; con idee e ideali chiari che rispondono alle esigenze reali della gente di vivere bene, tutti; è guidata dalla nonviolenza che non è solo un metodo di azione ma anche coerenza personale e sociale.

L’annunciata vittoria al primo turno della destra è tutta da rivedere, così come la pretesa di grandi venti conservatori nel continente americano,  anche perché anche il candidato di una parte del “centro-sinistra” (si prega di notare le virgolette), Alejandro Guiller che andrà al ballottaggio è un irregolare e non politico all’interno della sua coalizione. E subito ha fatto appello al Frente Amplio per definire un programma di governo che tenga conto delle proposte di quella coalizione.

A destra il pragmatismo imprenditoriale ha perso pezzi verso un’estrema destra che non si vergogna di dire che Pinochet era una brava persona; la DC che arrogante si presentava quasi da sola ha ottenuto il peggior risultato della sua storia.

Infine da segnalare che, comunque, il grande vincitore è l’astensionismo che ha superato il 50% in un paese dove, fino a poco tempo fa, il voto era obbligatorio: se il Frente Amplio ha sicuramente portato non pochi giovani a votare altri cileni hanno pensato che ormai non vale più la pena.

E gli umanisti? festeggiano i cinque deputati e i sette consiglieri regionali: quasi nella stessa circoscrizione dove Laura Rodríguez fu la prima deputata umanista del pianeta venticinque anni fa è stato eletto Tomás Hirsch, ex candidato a presidente di un’altra coalizione messa in moto dal PH. Ma il più simpatico (e quello che di sicuro non farà dormire tutti gli altri deputati) è Florcita Motuda, il cantante umanista che sfidò Pinochet dopo il plebiscito, presentandosi alla Moneda con la fascia da presidente e intimandogli di andarsene; un cantautore  che da sempre scrive canzoni ispirandosi agli scritti di Silo, fondatore del Movimento Umanista. Una sua frase famosa: “i politici nelle campagne elettorali mettono un po’ di musica intorno alla politica; io metterò un po’ di politica intorno alla musica”.

Qualunque cosa succeda fino al ballottaggio di dicembre quel che è sicuro è che la politica di quello che spesso è stato considerato il paese più conservatore dell’America Latina ha subito uno scossone gigantesco e che la crisi della politica tradizionale e del “bipolarismo perfetto”, a lungo sperimentato qui, è arrivata anche da queste parti. Non c’è che da essere felici!!

Olivier Turquet (Pressenza)

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