La politica prenda il posto delle armi. Basta con la parata militare, basta con le missioni militari
Associazioni, movimenti, reti, sindacati, singole cittadine e cittadini hanno lanciato un appello per chiedere al nuovo Governo un netto segnale di discontinuità con il passato. Il rispetto dell'articolo 11 della Costituzione, il ripudio della guerra, l'affermazione di una cultura di pace, di giustizia e convivenza, devono diventare il cuore dell'azione del governo in politica estera.
Il 2 giugno l'Italia celebra la Repubblica, nata dalla Resistenza e fondata sulla Costituzione. Entro il 30 giugno il nuovo Parlamento dovrà votare sul rifinanziamento delle missioni militari all'estero.
La Costituzione Italiana e i diritti sociali che garantisce a tutti i cittadini e le cittadine sono sotto attacco. Il ripudio della guerra da essa sancito è stato stracciato dai precedenti governi, che hanno trascinato il paese in guerre e occupazioni. Siamo tutti impegnati a respingere gli attacchi alla Costituzione votando NO al referendum costituzionale del 25-26 giugno, e a difendere l'articolo 11.
Noi chiediamo al Presidente della Repubblica e al Governo che sta per insediarsi di sospendere la parata militare prevista per il 2 giugno. Il pianeta è attraversato da guerre, violenze, barbarie inaudite che ci impongono ogni giorno vittime e sofferenza. Enormi risorse sono sperperate in armamenti, mentre la povertà aumenta ovunque. Il diritto a vivere in pace e dignità spetta a tutti gli esseri umani.
Non vogliamo l'esaltazione degli eserciti, ma la fine di qualsiasi logica militare e militarista; la diffusione di una cultura di pace, di giustizia e di convivenza. Chiediamo al nuovo Governo e al nuovo Parlamento di iniziare la legislatura dando un segnale forte di inversione culturale rispetto alla militarizzazione della società e della politica: si smetta di coprire il ruolo delle forze armate impegnati in operazioni di guerra e in occupazioni con la maschera degli interventi umanitari e di peace-keeping. Il lavoro umanitario e per la pace condotto quotidianamente da migliaia e migliaia di civili impegnati in operazioni di soccorso e di prevenzione dei conflitti non ha nulla a che fare con le armi e con gli eserciti.
È urgente che l'Italia separi le proprie responsabilità dall'occupazione illegale dell'Iraq e dalla guerra permanente e si impegni con una forte iniziativa diplomatica per ristabilire sovranità, pace e convivenza nell'area. È urgente che si pronunci contro qualsiasi intervento militare contro l'Iran, si impegni per un piano generale di disarmo nucleare, per la fine dell'occupazione in Palestina e una pace giusta in Medio Oriente.
Chiediamo che non siano rifinanziate le missioni in Iraq e in Afghanistan, che si ritirino immediatamente i soldati italiani e ridiscutendo tutte le missioni militari italiane all'estero.
La politica prenda il posto delle armi. L'Italia costruisca la pace con la pace.
Per questo ci impegniamo a mobilitazioni diffuse il 2 giugno, che verranno decise città per città, e prepariamo da subito la mobilitazione sotto il Parlamento, con delegazioni nazionali, in occasione del voto sul rifinanziamento delle missioni militari che si terrà prima della fine di giugno.