La schiacciante vittoria dei NO al referendum costituzionale allontana il rischio di una grave svolta autoritaria nel nostro paese, ma non lo scongiura del tutto. Il giudizio popolare ha cancellato la riforma voluta da un centro-destra arrogante, votato a imporre una svolta autoritaria nel nostro paese e a ridurre anche quel poco di democrazia formale che la Costituzione aveva finora garantito. |
Il NO ha vinto nonostante la debolezza della campagna condotta dal centro-sinistra, una campagna che raramente ha messo in luce il pericolo che la riforma costituiva mentre, viceversa, il governo esprimeva apertamente la propria disponibilità a trovare un accordo con l'opposizione per elaborare una nuova modifica della carta costituzionale che andasse incontro alle istanze liberticide della destra.
È allarmante soprattutto la disponibilità di Prodi a ridurre il numero del parlamentari. Questa riduzione, presentata al paese come una misura utile a rendere più agili le istituzioni e a contenere la spesa pubblica, non farebbe che indebolire ulteriormente il principio di rappresentatività e la responsabilità degli eletti nei confronti degli elettori. Inoltre, la diminuzione del numero dei parlamentari renderebbe necessario un numero di voti maggiore per l'elezione di ogni deputato e senatore, il che costituirebbe un ulteriore sbarramento alle forze politiche che non volessero entrare a far parte dei due grandi schieramenti.
Ci auguriamo che l'alta percentuale di NO riesca a dissuadere Prodi dal mettere nuovamente mano alla Costituzione; ma il rischio resta alto e occorrerà che le forze genuinamente progressiste di questo paese sappiano mobilitarsi con decisione qualora la voglia di autoritarismo e la tendenza a rafforzare la polarizzazione delle forze politiche in due grandi blocchi, tagliando fuori le formazioni alternative, tornasse a prendere vigore.