Sulla questione indulto ed amnistia sono già state scritte molte parole, che - a quanto pare - si sono mescolate confuse tra le notizie del caldo record e quelle di Calciopoli e, inoltre, ci siamo abituati a sentire spiegare cambiamenti importanti del nostro panorama sociale in una maniera un po' irrispettosa, tipo: "con il centrosinistra finalmente respireremo aria nuova", "con la riforma costituzionale ci saranno meno parlamentari, così spenderemo meno soldini", "bisogna svuotare le carceri perché non sono tutti brutti e cattivi, inoltre così spenderemo meno soldini".

Per ribattere educatamente, spiegheremo cos'abbiamo capito, invece: che il centrosinistra si sta comportando come in preda ad un incantesimo che lo pone più a destra della CdL; che tanto per cambiare stanno spacciando la scelta tra il peggio ed il peggissimo come se fosse una necessità inevitabile e che nel frattempo non stanno informando adeguatamente i cittadini, affinché possano ignorare in che mani si trovano e non possano decidere da che parte stare.

Forse può essere utile fare un passo indietro per ricordare la differenza tra amnistia ed indulto? Facciamolo: l'amnistia estingue il reato, cioè anche se sei colpevole, grazie all'amnistia non sarai più perseguito, non sconti la condanna ed hai la fedina penale pulita. È come se ti venisse cancellata, di fatto, la colpa. Con l'indulto, invece, si riduce la pena di un certo numero di anni (in questo caso si parla di tre anni); in questo modo, se si è condannati ad una pena breve come quelle previste per la maggior parte dei reati finanziari e fiscali o per i reati di lesioni o omicidi colposi derivanti da inosservanza di norme poste a tutela del lavoratore, si evita di entrare in carcere pur restando colpevoli.

Per la grande fretta e l'assoluta trasversalità politica, questo provvedimento viene venduto (quasi letteralmente) come una misura a tutela di tutti i cittadini, una soluzione "svuota carceri", al fine di ridimensionare il sistema delle pene e di risparmiare soldi; in realtà a beneficiare dell'indulto saranno soprattutto coloro che in carcere non ci sono ancora andati, e, inquisiti per i reati di cui sopra, vorrebbero evitare di andarci.

Va da sé, dunque, che tra questi condannati che beneficerebbero dell'indulto, soltanto una percentuale molto piccola riguarda quella fetta sociale degli esclusi e iperpenalizzati che si vorrebbe aiutare (immigrati, tossicodipendenti, disoccupati, ecc.), mentre per la stragrande maggioranza dei casi si permetterebbe ad una fascia amplissima di imprenditori, politici, ammanicati ad ogni livello dell'amministrazione pubblica e del privato, di poter continuare i propri affari, impuniti ed a spese dei cittadini (!).

L'indulto, tra l'altro, impone la prosecuzione delle indagini e del processo, differenziadosi dall'amnistia che estingue reato e pena e almeno evita allo Stato tutte le spese connesse allo svolgimento dei procedimenti.

Con questo non stiamo dicendo che siamo contrari a questo provvedimento: siamo convinti che il carcere non sia una soluzione, che la sicurezza sociale non si ottenga attraverso la repressione e la reclusione e siamo tuttavia consapevoli che non esistano, al momento attuale, molte alternative praticabili oltre a quelle dell'indulto e dell'amnistia.
Sicuramente, però, l'utilizzo dell'indulto e dell'amnistia deve poter rendere giustizia ed essere, come viene appunto proposto, un provvedimento che permetta di liberare persone secondo criteri di equità e non creare maggiori discriminazioni, lasciando che una gran parte di evasori fiscali, "mafiosi" in colletto bianco, sfruttatori e via dicendo, continui ad operare indisturbata ai danni della cittadinanza.

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