Mercoledì 26 luglio un gruppo di attivisti, militanti in varie associazioni pacifiste ebraiche ed arabe, ed in particolare nei movimenti "Voce Alternativa in Galilea" e "Coesistenza Partecipata Ebraica ed Araba", hanno emesso e pubblicato il seguente appello: noi, residenti della Galilea e delle Valli, non crediamo al governo d'Israele ed ai suoi generali. Noi, residenti della Galilea e delle Valli, arabi ed ebrei, non crediamo al governo d'Israele ed al suo esercito, secondo i quali la guerra è stata intrapresa per auto-difesa e con l'obiettivo di liberare i soldati catturati.

Non crediamo loro perché è ormai di dominio pubblico che i piani militari erano pronti da molto tempo. Sappiamo che più di un mese prima dell'attacco di Hezbollah contro la pattuglia dell'esercito, si effettuavano esercitazioni di prova per un attacco al Libano. Così pure, il rapimento dei ministri e dei parlamentari dell'Autorità Palestinese era stato pianificato diverse settimane prima della cattura del soldato Gilad Shalit da parte di Hamas.

Non crediamo al governo d'Israele ed ai suoi generali, perché c'è un abisso tra gli obiettivi militari dichiarati e le operazioni messe in atto dall'esercito. Qual è il rapporto tra gli obiettivi dichiarati e la distruzione di Beirut? Qual è il rapporto tra gli obiettivi dichiarati ed il demolire una fabbrica di alimenti per neonati? Qual è il rapporto tra gli obiettivi dichiarati e la distruzione della città di Nabatiyeh? Qual è il rapporto tra gli obiettivi dichiarati ed il bombardare la centrale elettrica di Gaza? Qual è il rapporto tra gli obiettivi dichiarato ed il distruggere le infrastrutture civili in Libano e a Gaza? Qual è il rapporto tra gli obiettivi dichiarati ed il trasformare in profughi più di mezzo milione di civili libanesi?

Non possiamo credere loro, perché non si può sostenere di difendere una popolazione civile per mezzo di un attacco, crudele e deliberato, ad un'altra popolazione civile. Ci rifiutiamo di permettere al governo d'Israele ed ai suoi generali di agire in nome nostro, che abitiamo in Galilea e nelle Valli, per distruggere un intero stato confinante: il Libano.

Questa politica crudele ed assassina non sarà in nostro nome! Non si difende così la popolazione della Galilea e delle Valli! Abbiamo già appreso, dalle precedenti guerre in Libano, che la strategia aggressiva, che conduce a crimini di guerra e contro l'umanità, alla totale distruzione di uno stato, porta anche ad annientare qualsiasi prospettiva di pace e di quiete. La tragica situazione attuale non è altro che il prodotto di una simile politica, quella portata avanti in Libano nel 1982 da Ariel Sharon.

Ogni azione militare intrapresa dall'esercito israeliano finisce con il danneggiare le popolazioni civili da entrambi le parti, pur facendo pagare innanzitutto, e principalmente, un intollerabile prezzo ai civili del lato libanese. Non crediamo al governo d'Israele ed ai suoi generali, perché siamo convinti che questa guerra serva principalmente agli interessi della politica degli Stati Uniti in Medio Oriente.

Il governo libanese ha chiesto un cessate di fuoco. Hezbollah ha concordato con la richiesta. La Comunità Europea ha chiesto il cessate di fuoco. Solamente il governo d'Israele ha rifiutato di prenderlo in considerazione. L'amministrazione Bush continua ad incoraggiare il governo d'Israele a non interrompere le operazioni belliche.

Noi, residenti della Galilea e delle Valli, assieme a tutti i popoli della regione, siamo vittime dei piani per ridisegnare il Medio Oriente, del progetto di instaurare in Medio Oriente un nuovo ordine, che non serve agli interessi di chi vi abita. L'esercito americano non ha portato la pace in Iraq. L'esercito israeliano non porterà la pace in Libano. L'esercito americano non instaurerà la democrazia in Iraq. L'esercito israeliano non porterà la democrazia in Libano. Le politiche americane hanno portato all'Iraq caos e distruzione. Il fatto che l'esercito israeliano implementi politiche simili in Libano porterà soltanto altro caos, altre distruzioni. Non accettiamo che in nostro nome provochino disastri ad un'altra popolazione civile.

Anche se il governo d'Israele ed i suoi generali potessero convincerci che la loro politica è la via più breve per rimuovere dal confine nord la minaccia posta da Hezbollah, non la accetteremmo per motivi etici. Rifiutiamo di accettare una strategia che giustifica l'offesa deliberata ad una qualunque  popolazione - indipendentemente dal fatto che prenda di mira i civili a Gaza, in Libano o in Galilea!

Crediamo che ci sia un'alternativa a questa politica aggressiva, che si basa sul continuo violare le Convenzioni di Ginevra. Chiediamo al governo d'Israele di dichiarare un immediato cessate il fuoco. Ogni minuto di combattimento crea solo nuove vittime. Riteniamo che un cessate il fuoco da parte di Israele possa portare ad un cessate il fuoco su tutti gli altri fronti. Chiediamo che il cessate il fuoco sia usato per l'immediata liberazione, senza condizioni, di tutti i prigionieri politici, e per negoziare il rilascio di tutti i prigionieri di guerra: palestinesi, libanesi ed israeliani. Il problema dei prigionieri politici e dei prigionieri di guerra è ora la questione cruciale.

Solamente l'immediato rilascio, senza condizioni, di tutti i prigionieri politici, e l'avvio di un negoziato per lo scambio dei prigionieri di guerra, possono allontanare lo spettro di una guerra generalizzata, portando la pace e la calma a cui agognano tutti i popoli della regione. Noi, arabi ed ebrei che abitiamo in Galilea e nelle Valli e ci opponiamo a questa guerra.

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