Il 17 ottobre 2006 non è stato un bel giorno per i cittadini degli Stati Uniti, soprattutto per tutti coloro che ancora credevano che il loro paese rappresentasse il simbolo della libertà e della democrazia. Il presidente George W. Bush, capo di una delle peggiori amministrazioni che gli Stati Uniti abbiano mai avuto, il 17 ottobre scorso ha firmato il "Military Commissions Act of 2006". Questa nuova legge, autorizzata anche dal Congresso, conferisce poteri senza precedenti al presidente, che può far imprigionare chiunque egli dovesse ritenere un "combattente nemico illegale" e può farlo processare attraverso commissioni militari.

Non è chiaro quali siano i criteri secondo i quali il presidente prende queste decisioni. Il provvedimento non riguarda solo chi si è impegnato in atti ostili contro gli Stati Uniti, ma anche chi sostiene, non solo materialmente ma anche solo intenzionalmente, tali attività. Come se non bastasse, le prove sulla base delle quali si è provveduto alla carcerazione del presunto colpevole non devono essere rese pubbliche. Inoltre, stracciando il concetto di uguaglianza di tutti di fronte alla legge, i cittadini non statunitensi definiti come "combattenti nemici illegali" potrebbero essere arrestati anche senza capi d'accusa e imprigionati a tempo indeterminato.

Il presunto colpevole verrà processato da una commissione militare istituita dal Ministro della Difesa, costituita da giudici e avvocati militari, non potendo quindi godere dei diritti legali fondamentali per ogni paese civile. Il detenuto può non essere informato delle prove contro di sé e sono ammissibili anche le prove ottenute con metodi ritenuti equivalenti alla tortura. A proposito di questo, le "tecniche di interrogatorio" applicabili verranno decise dal presidente - Bush in questo caso - e non saranno rese pubbliche. Inoltre la possibilità di ricorrere in appello è stata quasi del tutto eliminata e gli appelli che si basano sulle Convenzioni di Ginevra verranno respinti.

Ma siccome stiamo parlando del paese simbolo degli affari e del libero mercato, sorge spontanea una domanda: chi ci guadagna?
Una delle possibili risposte è questa: la Kellogg, Brown & Root, filiale del gruppo Halliburton, che ha vinto un contratto per 385 milioni di dollari per costruire negli Stati Uniti nuovi centri di detenzione per "lo sviluppo rapido di nuovi programmi", come si legge molto chiaramente in un comunicato della stessa KBR.

A parte i sicuri affari che faranno costoro, dobbiamo constatare il terribile tunnel in cui il popolo americano è entrato. Un tunnel dal quale sarà sempre più difficile uscire se il popolo americano non si sveglierà al più presto dal torpore in cui è caduto, anche a causa della propaganda patriottica e strumentale instaurata dalla peggiore destra americana, soprattutto dopo l'11 settembre di cinque anni fa.

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