Riportiamo una testimonianza dalla città partenopea.
Nulla di nuovo nel polverone che si è alzato su Napoli; parole, nomi e numeri (90 morti nel 2005, più di 80 nel 2006) che purtroppo non hanno più il potere di sconvolgere. Chi ci nasce, chi sceglie Napoli e la vive non può sorprendersi, ma anche tutti quelli che vanno "oltre la prima pagina del quotidiano" sanno che non c'è nulla di nuovo. Basta poco per rilevare l'onnipresenza della criminalità organizzata a Napoli e nella sua infinita provincia. Chiamatela come vi pare, Camorra, Sistema o usando i circa 40 cognomi con cui possiamo identificare il male della città, un cancro tanto grande quanto vecchio, tanto da sembrare quasi normalità, un orrendo folklore.


Un'organizzazione tentacolare che si insinua ovunque e regna indisturbata in tanti settori economici, commerciali e finanziari, non disdegnando neppure le istituzioni. È una morsa, stringe e opprime milioni di individui, li sfrutta, li deruba, li minaccia, li vende, li avvelena, li plasma a suo piacimento; ed in un modo o in un altro sempre uccide.

Trafficanti di esseri umani, migliaia, da investire nel mercato sempre fiorente della prostituzione, in quello dell'accattonaggio da utilizzare come forza-lavoro per le loro industrie fantasma. Trafficanti di droghe, veleni che arrivano in ogni quartiere, in ogni strada, in ogni scuola, senza il minimo ostacolo da parte delle forze dell'ordine. Milioni di euro garantiti oltre che dal mercato partenopeo, da un'esportazione coordinata e ramificata in tutta Italia e in Europa. Eco-criminali che gestiscono la maggior parte dello smaltimento rifiuti tenendo sotto scacco gli enti locali, spesso costruttori e vittime di questo ricatto sociale, e intossicando la popolazione grazie ai traffici internazionali di rifiuti tossici. Prepotenti, strozzini e signori del terrore che condannano ad una vita di sottomissione, privando della libertà di lavorare, di parlare, di conoscere e infine di vivere.

Sotto queste nuvole che opprimono, strano ma vero (strano ma umano) la speranza non muore.

La rabbia cresce e lentamente va prendendo forza un significativo "No" a questa logica disumana. È il no di chi non vuole essere bestia in un mondo di bestie, il no di chi crede di meritare altro per sé, per la propria famiglia, i propri figli, per la propria città, per gli uomini, il no di chi ha fiducia nel genere umano e crede nelle sue infinite possibilità di crescita. C'è chi non accetta la condanna a vivere nella paura e nella violenza, c'è chi non riesce a farci l'abitudine, incapace di offuscare la propria sensibilità.

Andando oltre le strumentalizzazioni dei media e dello spettacolo, e la facile demagogia, affrontiamo la violenza non con eroismo, ma con il coraggio datoci dalla certezza della possibilità di svuotare questo enorme nemico del potere. Non ci danno sicurezza le risposte delle istituzioni, troppo compromesse e brave a mentirci, non ci da sicurezza la presenza spettacolare delle forze armate, né tanto meno ci da sicurezza l'indifferenza. Quello di cui siamo sicuri è la necessità di unire le forze di associazioni, movimenti e individui per elaborare assieme una risposta coerente ed efficace.. che ancora non c'è. E farlo non per uno stato assente ed altrettanto prepotente e violento, ma per un passo significativo verso la civilizzazione di una città ormai al collasso.

Degrado, disgregazione sociale, disoccupazione, non offrono nessuna prospettiva di futuro ai giovani più forte dell'idea di emergere attraverso la scalata nel "sistema". Pertanto risulta necessario e fondamentale lavorare con le persone per riuscire ad offrire modelli diversi, educarCI alla costruzione di una città non-violenta, che per essere tale va oltre la "Legalità" proposta da chi oggi è al potere solo per rimanerci.

Napoli non violenta è una città che non-collabora con la camorra, che non la finanzia, non la ammira e non la sopporta. Napoli non violenta è una città in cui nascere è un piacere e non una vergogna.

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