Purtroppo anche il maxiemendamento alla legge finanziaria 2007 che è stato approvato al Senato, e che verrà approvato anche alla Camera, non contiene niente di buono per la scuola e l'università. Per la ricerca e l'università erano stati previsti solo 120 milioni di euro in più, ma nel maxiemendamento saranno solo 97. Cifre veramente irrisorie di fronte a quella di più di 2 miliardi in più stanziati per le spese militari, di cui ben 1 miliardo e 700 milioni saranno impiegati per nuovi armamenti. Ma non basta. Assolutamente odiosa è la cosiddetta "clausola di salvaguardia". L'art. 67 prevede, infatti, un taglio alle risorse da trasferire alle scuole - per supplenze, ampliamento dell'offerta formativa e altro - se non saranno "conseguiti gli obiettivi di risparmio" previsti dal documento di bilancio. Come dire che la logica economicista del risparmio è il valore principale nella scala delle priorità di questa finanziaria, superiore anche al diritto fondamentale del diritto allo studio.
Come dimostrato dalle cifre summenzionate, questa logica si inginocchia solo di fronte alle esigenze delle fabbriche di armi e alle velleità militariste del governo italiano, velleità che molti credevano scomparissero dopo la sconfitta elettorale di Berlusconi. Infine non saranno aumentate le assunzioni di personale di segreteria, tecnici di laboratorio e bidelli: vale a dire 20 mila precari che resteranno tali nel prossimo triennio.
In altre parole, questa finanziaria è assolutamente contraddittoria rispetto alle promesse fatte dalla coalizione di centrosinistra durante la campagna elettorale. Nel programma del centrosinistra, a proposito di ricerca, si leggeva: "Noi crediamo che un impegno del paese nelle politiche per la ricerca è prioritario".
Sul precariato nella scuola si leggeva: "lotta ad ogni forma di precarietà, con l'immediata copertura di tutti i posti vacanti, immettendo in ruolo coloro che già lavorano nella scuola e agevolando coloro che si sono formati in questi anni". Al contrario il testo originario della Finanziaria prevedeva, a partire dal 2010/2011, la cessazione delle graduatorie provinciali permanenti (le liste dalle quali viene reclutato il 50 per cento degli immessi in ruolo). Solo dopo la forte agitazione per settimane dei 237 mila supplenti la norma è stata modificata nella versione più morbida delle cosiddette "graduatorie ad esaurimento": le graduatorie permanenti saranno cancellate quando anche l'ultimo iscritto verrà assunto. Ma ovviamente della proclamata lotta ad ogni forma di precarietà è scomparsa anche l'ombra.
Sempre nel programma del centrosinistra si leggeva: "Dovremo sviluppare politiche integrate, ed elaborare un piano finanziario, in rapporto al Pil, per obiettivi strutturali: edilizia scolastica, diritto allo studio, qualificazione degli insegnanti, progetti dell'autonomia, ampliamento del tempo scuola, organico funzionale e stabilità dei docenti". Dov'è il piano finanziario per tutti questi obiettivi? Il piano finanziario per le spese militari è stato elaborato "in rapporto al Pil"? Pur supponendo che il problema fosse il Pil, perché questo viene considerato sempre a spese di diritti fondamentali come l'istruzione o la salute dei cittadini?
Ci troviamo sempre di fronte allo stesso problema di fondo, indipendentemente dal fatto che il governo si dichiari di destra o di sinistra: al primo posto delle priorità non ci sono mai i diritti fondamentali dell'essere umano.