Il caso dell'Iran rappresenta inoltre la dimostrazione di come il nucleare contribuisca a mantenere lo status quo interno. Il potere della coppia composta dalla guida della rivoluzione Ali Khamenei – costituzionalmente la più alta autorità del paese – e il presedente della repubblica iraniana Mahmud Ahmadinejad non è al riparo da notevoli dissensi, che stanno progressivamente aumentando di intensità.
Sul nucleare esiste, invece, un consenso più ampio, cha va dall'esercito dei Pasdaran - i guardiani della rivoluzione – ai conservatori, fino ad una parte delle classi medie laiche, tradizionalmente più vicine ai moderati.
Il comportamento degli Stati Uniti, paradossalmente, rinforza questo consenso. D'altronde non è la prima volta che gli interventi sulla scena internazionale del governo americano favoriscono, esplicitamente o tacitamente, l'instaurazione e il consolidamento dei poteri più conservatori. La figura di Ahmadinejad è ancora molto apprezzata nel mondo islamico, proprio perché ha avuto vita facile nel denunciare l'evidente unilateralismo della Casa Bianca, che continua a preoccupare molti musulmani: il cieco allineamento su Israele e il rifiuto di riconoscere il ruolo popolare di Hezbollah in Libano e di Hamas nei territori palestinesi.
Per non parlare dell'inclusione dell'Iran, da parte di Bush, nel cosiddetto "Asse del Male" e i tentativi di incoraggiare le etnie residenti in Iran - come quelle azera, balutche, araba e curda - alla ribellione contro il governo centrale.
L'eliminazione, da parte degli americani, dei tradizionali nemici del regime iraniano – cioè di Saddam Hussein e dei talebani – ha completato l'opera, per cui oggi il peso politico e militare di Tehran nell'area medio-orientale si è accresciuto notevolmente. Inoltre, il fatto che la Corea del Nord continui a progredire nella produzione di ordigni nucleari, che gli Hezbollah abbiano vinto in Libano e che le situazioni in Iraq e Afghanistan siano notevolmente peggiorate, dimostrano un'impotenza americana che rinvigorisce le forze conservatrici iraniane a resistere di fronte alla volontà egemonica di Washington.
In parole più povere, ma forse più chiare, se gli americani stessero un po' di più a casa loro non farebbe un soldo di danno. Anzi.