A proposito dei paesi che hanno tentato di dotarsi di armi nucleari, in Iran l'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) non ha mai potuto fornire la minima prova dell'esistenza di un programma nucleare militare, nonostante più di 2000 ispezioni compiute dal 2003 in poi. A differenza di India e Pakistan, che non hanno mai firmato il TNP, e della Corea del Nord che si è ritirata dal trattato nel 2002, l'Iran violerebbe il divieto del TNP, in quanto risulta tra i paesi che lo hanno firmato. Ma questa è la sola differenza. Per il resto, anche nel caso della Repubblica popolare islamica dell'Iran, il comportamento della comunità internazionale è ambiguo, in quanto dettato da interessi che si intrecciano e si scontrano tra loro.
La volontà di Tehran di controllare tutto il ciclo nucleare civile risale agli anni '70: l'Iran realizzava allora il suo programma con la cooperazione degli Stati Uniti e dell'Europa. L'amministrazione Ford aveva anche proposto, nel 1974, di contribuirvi direttamente.
Nel 1981, due anni dopo la rivoluzione islamica, il nuovo governo decise di proseguire su questa strada e, nel 1982, annunciò la creazione di un proprio centro di tecnologia nucleare a Ispahan per trattare l'uranio. L'Aiea ispezionò questo ed altri siti e si preparò anche ad aiutare l'Iran a convertire lo yellow cake in combustibile per i reattori. L'Aiea aveva previsto anche un programma di assistenza tecnica, oltre che di formazione di competenze locali. Ma poi dovette abbandonare il progetto per le pressione contrarie di Washington. Tuttavia Tehran non rinunciò.
Gli anni '80 sono anni di negoziati tra l'Iran e altri paesi, come Brasile, Russia, India, Argentina, Germania, Ucraina e Spagna, per l'acquisizione di tecnologia e materiale. Ma le pressioni di Washington non fanno andare in porto la maggior parte delle trattative. Per la stessa ragione anche la Cina, nel 1996, rinuncia alla costruzione di un'unità di arricchimento di uranio in Iran.
Nel 1995, il principale interlocutore americano per i negoziati sull'estensione del TNP, Thomas Graham, riconosce che gli Stati uniti non hanno alcuna prova dell'esistenza in Iran di un programma che aveva come obiettivo la produzione di armi nucleari.
Dieci anni dopo, la situazione non è cambiata granché: l'Aiea non è riuscita ad ottenere alcuna prova dell'esistenza di un tale programma. Tutto il materiale fissile era sotto controllo e nulla era stato distolto.
Eppure nel rapporto del settembre 2005, l'Aiea sostiene che esiste "una mancanza di fiducia (...) sul fatto che il programma nucleare iraniano sia esclusivamente ad uso pacifico". Afferma, inoltre, di non essere sempre in grado, malgrado tutte le ispezioni, di garantire che non ci siano "siti non dichiarati" in Iran. Perché?
Sono ormai più di venticinque anni che ci dicono che entro cinque anni Tehran costruirà la sua bomba. Perché bisogna impedire all'Iran di entrare in possesso delle capacità di arricchire l'uranio, anche se gli ispettori dell'Aiea non hanno trovato niente che provi l'esistenza di un programma di armamento? Gli Stati Uniti e il gruppo dei tre paesi europei - Francia, Regno unito e Germania - che negozia con Tehran, rispondono perché questa tecnologia "potrebbe" servire a fabbricare delle bombe atomiche. Ma che sciocchezza è mai questa! È ovvio: qualunque tecnologia avanzata "potrebbe" essere utilizzata per scopi militari.
È evidente che l'atteggiamento dell'Aiea è di natura politica: L'Aiea si è comportata in modo molto diverso nei confronti di alcuni vecchi alleati degli Usa, come la Corea del Sud e l'Egitto. L'Aiea aveva scoperto che questi due paesi, per molti anni, hanno condotto esperimenti nucleari segreti, eppure non è andata al di là di un semplice ammonimento. Come mai? In questi casi la tecnologia avanzata non "potrebbe" essere utilizzata per scopi militari?