Per molto tempo il rispetto degli impegni presi è stato dettato per molti paesi, non tanto dalla volontà di pace, ma dall'impossibilità di procurarsi le materie fissili necessarie alla fabbricazione di un'arma nucleare. Negli ultimi 30 anni, però, questa garanzia è venuta progressivamente meno.
Si è cominciato ad usare nuovi materiali che permettono di arricchire l'uranio per centrifugazione, una tecnica cioè, che permette di nascondere più facilmente i luoghi di produzione.
L'uranio è commercializzato in tutto il mondo sotto una forma detta di yellow cake, che contiene il 70% del minerale. Subisce poi processi di purificazione, grazie ai quali si può ottenere dell'esafluoruro di uranio (Uf6). L'ultima tappa è quella detta dell'arricchimento, necessaria per ottenere una proporzione sufficiente (3%) di un isotopo, l'uranio 235, che permette di produrre energia nucleare. Per essere utilizzato in un'arma, il tasso di arricchimento dell'uranio 235 deve passare al 90%.
Il trattato di non proliferazione prevede, nel suo articolo 4, il diritto dei paesi a dotarsi di un programma nucleare civile, dunque il diritto di impiantare tecniche di arricchimento dell'uranio.
Ormai, però, ci sono reti di trafficanti che permettono lo sviluppo di programmi nucleari clandestini, sfruttando la possibilità di sfuggire ai controlli dei paesi dove operano grazie alla decisa divisione internazionale del lavoro, portata avanti con molto vigore negli ultimi anni. Tale divisione del lavoro rende uno stato incapace di rendersi conto della reale destinazione dei prodotti che lasciano il suo territorio. Un esempio è la rete organizzata dal pakistano Abdel Kader Kahn, che, tra la metà degli anni '80 e il 2002, ha rifornito quanto meno Iran, Corea del Nord e Libia. Questa rete è stata smantellata nel 2003 ma, purtroppo, i meccanismi che ha sfruttato sono gli stessi di quelli usati dalla globalizzazione, per cui, di conseguenza, altre reti si possono formare con grande facilità.
Il numero dei paesi candidati alla detenzione della bomba nucleare potrebbe aumentare vertiginosamente. Se l'Iran raggiungesse il suo obiettivo nucleare è difficile evitare che Arabia saudita, Egitto, Siria o Turchia lo imitino. Nel caso in cui il progetto della Corea del Nord non venisse bloccato, è possibile che anche Giappone, Corea del Sud e Taiwan si lancino in un programma nucleare militare, per il quale non mancano loro gli strumenti tecnici.
Molti dei paesi che più recentemente hanno tentato di dotarsi della bomba nucleare, come Pakistan, Corea del Nord, Iraq, Iran e Libia, sono retti da regimi autoritari legati ad ambienti militari, che mai hanno rinunciato alla possibilità di compensare gli inevitabili fallimenti in campo politico dando soddisfazione all'opinione pubblica sul piano dell'amor proprio nazionale. Quindi questo stesso schema potrebbe essere applicato ad altri paesi che si trovano in situazioni politiche analoghe, come la Birmania e la Nigeria.