Il TNP prevede che se l'Aiea scopre che uno stato viene meno agli impegni presi, debba fare ricorso al Consiglio di sicurezza dell'Onu, il quale può, se lo ritiene opportuno, adottare le misure che ritiene più adatte per porre fine all'infrazione. Nel caso dell'Iraq, in fondo, non è stato difficile: quando sono state scoperte le attività clandestine dopo la guerra del Golfo del 1990-91, le misure concepite si dovevano applicare su un paese militarmente vinto, quindi obbligato ad accettare le condizioni imposte dal Consiglio di sicurezza. In questa situazione la distruzione di tutti gli impianti irakeni illeciti è stata abbastanza facile.

Ma nel caso della Corea del Nord la situazione è estremamente più difficile. Quando, nel 1992, è stata contestata a questo stato la violazione degli impegni assunti con la firma del trattato, il governo nord-coreano dichiara che qualsiasi sanzione sarebbe stata interpretata come un atto di guerra. Pechino non fa attendere il suo appoggio alla Corea del Nord e impone che la questione venga risolta con delle trattative, anziché con delle sanzioni.

Così, nel 1994, Usa e Corea del Nord arrivano ad un accordo, secondo il quale il governo di Pyongyang avrebbe bloccato le sue attività nucleari se la Corea del Sud avesse costruito al Nord due reattori per la produzione di elettricità.

Ma nel 2002 gli Stati Uniti decidono di interrompere l'accordo e la Corea del Nord risponde con il suo ritiro dal trattato di non proliferazione, con la conseguente espulsione degli ispettori dell'Aiea. Successivamente negli impianti nord-coreani si ricomincia a separare plutonio per fabbricare bombe nucleari e, dopo poco, il governo nord-coreano dichiara di disporre di armi nucleari.

Da allora si susseguono una serie assurda di passi sia in avanti che indietro:
  • Sotto la pressione della Cina, proseguono le trattative tra le due Coree, gli Stati uniti, la Cina, il Giappone e la Russia; gli Usa, in particolare, accettano anche un dialogo bilaterale con la Corea del Nord, fino ad allora sempre rifiutato;
  • Il 19 settembre 2005 viene firmata una dichiarazione comune, seconda la quale la Corea del Nord si impegna ad abbandonare i suoi progetti nucleari, in cambio di un aiuto da parte degli altri paesi in tema di energia e sicurezza;
  • Nel giro di qualche giorno, dopo la dichiarazione firmata, la Corea del Nord prima fa un passo indietro per rimettere in discussione l'accordo, esigendo che le venga riconosciuto il diritto all'uso pacifico dell'energia nucleare, poi fa di nuovo un passo avanti, ritornando su una posizione più conciliante;
  • Dopo 10 giorni, in una risoluzione del 30 settembre, l'Aiea accoglie la decisione della Corea del Nord di rinunciare agli armamenti nucleari.
  • Dopo poco tempo, senza che alcuna inchiesta internazionale lo abbia mai confermato, il Tesoro americano accusa il Banco Delta Asia (una banca di Macao, Cina) di aver riciclato somme di denaro per conto della Corea del Nord e quindi adotta una serie di misure finanziarie contro Pyongyang. Così intimidita, la banca, nel febbraio 2006, congela 24 milioni di dollari di attivi nord-coreani: il governo di Pyongyang risponde rimettendo in discussione l'accordo dei Negoziati a sei e riafferma il proprio diritto di possedere la bomba atomica.
  • Il 5 luglio 2006 la Corea del Nord, nonostante i ripetuti avvertimenti di Washington e di Tokyo, lancia sette missili (tra cui anche il missile Taepodong 2, che in teoria potrebbe raggiungere il territorio degli Stati uniti, ma è finito, insieme agli altri sei, nel mare del Giappone). A questo punto, d'altronde, non appare del tutto insensata l'accusa della Corea del Nord nei confronti degli Usa di perseguire l'unico obiettivo di provocare un cambio di regime. Anche secondo molti esponenti politici dell'area del Nord-Est asiatico, tra cui l'ex presidente sud-coreano Kim Dae-jung, architetto della riconciliazione col Nord e Premio Nobel per la pace 2002, i neoconservatori americani non vogliono la pace in questa regione. Essi non difendono neanche gli interessi degli Stati Uniti, ma sono solo ossessionati dall'ideologia delle sanzioni: un metodo che peraltro non ha mai funzionato. Basti pensare a Cuba, all'Iraq, all'Afghanistan, all'Iran.
  • L'inquietudine, già notevole per la sicurezza del Nord-Est asiatico, una delle regioni potenzialmente più pericolose del mondo, aumenta il 4 ottobre, per l'annuncio dato da Pyongyang di un esperimento nucleare, che viene puntualmente eseguito il 9 ottobre.

Le modalità di produzione di armi nucleari di prima generazione non costituiscono più un segreto per nessuno: disponendo di materie fissili sufficienti ed avendo la capacità di estrarre chimicamente plutonio ad uso militare a partire da combustibili irradiati, la Corea del Nord può produrre diverse - circa una decina - bombe atomiche del tipo Hiroshima e Nagasaki.

Oltre che sull'effetto dissuasivo delle armi nucleari, la Corea del Nord basa la sua convinzione di essere al riparo da un eventuale attacco militare da parte degli Usa, anche sui legami con la Cina.

La Cina non desidera soltanto sviluppare la sua economia, vuole anche riunificare il paese, ponendosi come impegno prioritario quello di opporsi all'indipendenza di Taiwan. A questo proposito la Corea del Nord assume un ruolo finora decisivo: Pyongyang, mantenendo in allerta le decine di migliaia di soldati presenti in Corea del Sud, contribuisce a ridurre la pressione militare esercitata da Washington contro il progetto cinese di riunificazione. Inoltre come alleati (in virtù del trattato del 1961), i dirigenti nord-coreani aiutano la Cina anche nella difesa dell'accesso principale al nord-est asiatico. Pechino non abbandonerà un paese che contribuisce a rafforzare la sua sicurezza nazionale e quindi è anche poco probabile che accetti pesanti sanzioni contro la Corea del Nord.

Pechino non ha scelta: poiché l'idea che Pyongyang si fa del suo interesse nazionale non compromette le ambizioni fondamentali della Cina, Pechino non può esercitare una pressione troppo forte sul vicino, né impedirgli di operare come vuole. Questo equilibrio degli interessi, che è esistito in passato, conta ancora oggi, a causa del problema latente dell'indipendenza di Taiwan. Nel caso si adottassero sanzioni più severe nei confronti della Cora del Nord, la Cina, probabilmente, non sarà comunque disponibile ad andare oltre le restrizioni alle importazioni ed esportazioni di tecnologia nucleare.

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