Il Trattato di Non Proliferazione (TNP), concluso il 1° luglio 1968, ha come obiettivo principale il mantenimento – da parte delle due superpotenze - del controllo sui paesi dei rispettivi campi di influenza. Questo primo trattato, quindi, nasce male, per le vere intenzioni che si nascondono dietro le strette di mano e i sorrisi di circostanza. Il vero scopo è quello di consolidare il potere dei due imperi. Nei successivi 40 anni, anche dopo il crollo dell'impero sovietico, l'ombra delle vere intenzioni, che si nascondevano dietro quel trattato, hanno oscurato tutti i tentativi di mettere un freno alla proliferazione delle armi nucleari. Se le due superpotenze avessero guardato più in là del loro interesse particolare, il trattato di non proliferazione avrebbe garantito gli strumenti necessari per impedire il proliferare delle armi, e oggi, se fosse stato applicato integralmente, solo cinque paesi sarebbero in possesso di un arsenale nucleare. Non solo. Forse oggi nessun paese avrebbe più un arsenale nucleare.
 
Il trattato del 1968 divide il mondo in due. Da una parte, gli "stati dotati di armi", quelli cioè che hanno fatto esplodere un ordigno prima del 1° gennaio 1967, ai quali viene chiesto di non aiutare altri paesi a dotarsene: questi paesi sono, in ordine cronologico, con riferimento alla prima esplosione, Stati Uniti, Urss (il cui successore è oggi la Russia), Gran Bretagna, Francia e Cina. Dall'altra parte tutti gli altri stati, i quali, oltre a impegnarsi a non procurarsene, devono mettere tutte le proprie installazioni nucleari sotto il controllo dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea), incaricata di controllare che gli impegni vengano rispettati.

Alcuni paesi, come Irlanda, Danimarca, Canada, Svezia e Messico, firmano il trattato proprio perché lo ritengono comunque un mezzo per ridurre i rischi di un suicidio collettivo. Altri paesi, invece, accorrono per firmarlo semplicemente perché sono politicamente vicini agli Usa e all'Urss, mentre altri paesi, come Iraq, Iran e Siria, lo firmano perché in quel momento non immaginano certo che un giorno avrebbero avuto i mezzi per produrre bombe atomiche.
Nel 1970 il trattato entra quindi in vigore, nonostante altri paesi, come la Germania, il Giappone e l'Italia, all'inizio si rifiutano di firmare il TNP, perché lo percepiscono come un attentato alla propria sovranità.

A metà degli anni '70, però, cambia il clima. Dopo la prima sperimentazione nucleare dell'India del 1974, l'opinione pubblica, sensibilizzata anche dalla comparsa dei movimenti antinucleari in Usa e Europa, è allarmata. La paura, più che la voglia di pace, prende il sopravvento e a nessuno fa piacere avere come vicino un paese che potrebbe disporre di armi nucleari. La pressione degli Stati Uniti e dell'Urss aumenta e alla fine anche paesi come la Germania, il Giappone, l'Italia e i Paesi Bassi firmano il trattato. Alla fine del 1979 i firmatari sono più di cento.

La frammentazione dell'Urss non ferma l'ondata di adesioni, che continua e si amplia con la fine della guerra fredda. Negli anni '70 e '80 Argentina e Brasile, che non hanno firmato ancora il TNP, promuovono programmi di ricerca con obiettivi chiaramente militari. Dopo che le dittature militari al potere sono state sostituite da regimi più democratici, i due paesi abbandonano i progetti militari. Ancora una volta è l'avanzamento nel rispetto dei diritti umani, con le dovute conseguenze su libertà fondamentali come quella di opinione e di stampa, a determinare queste decisioni: l'Argentina aderisce al TNP nel 1995 e il Brasile nel 1998. Una storia analoga è quella del Sudafrica. Negli anni '70 e '80 questo paese ha fabbricato, in modo del tutto lecito e senza che l'Aiea potesse intervenire, una mezza dozzina di ordigni nucleari. Solo lo smantellamento del regime dell'apartheid ha permesso l'adesione anche del Sudafrica, nel 1991, al TNP.

Nel 1995, i paesi firmatari che vogliono mantenere in vigore il trattato per un tempo indeterminato sono 178.

A metà degli anni '90, gli Stati Uniti hanno voluto completare il TNP con un trattato di proibizione totale delle sperimentazioni nucleari (Tice) e una convenzione che vieta la produzione di uranio arricchito o di plutonio per scopi militari. I due accordi, in pratica, riguardano unicamente l'India e il Pakistan, in quanto gli altri paesi si sono già impegnati a non procurarsi armi nucleari, per cui non ha molto senso, per tali paesi, un impegno a non far esplodere ordigni che non hanno mai prodotto. I cinque stati dotati di armi nucleari hanno bloccato gli esperimenti. Ma India e Pakistan, al contrario, fanno esplodere ordigni nucleari nel 1998 e, rifiutando di aderire al Tice o alla convenzione, continuano a produrre materiali fissili militari.

Ma il vero problema sta nel fatto che un trattato che impedisce di fare esperimenti non ha mai impedito ad un paese di procurarsi armi nucleari.
Israele non ha mai fatto esperimenti, ma tutti gli specialisti l'accreditano di un arsenale; anche il Sudafrica ufficialmente non ha mai fatto esperimenti, e tuttavia possedeva una mezza dozzina di armi; infine in Pakistan veniva data per certa l'esistenza di molte armi nucleari anche prima del 1998.
Questo progetto di trattato, che gli Stati Uniti rifiutano di ratificare - benché l'abbiano proposto -, non ha altra motivazione se non la carica simbolica conferitagli dall'opinione pubblica.

Oggi il trattato conta 189 membri, cioè la quasi totalità degli stati, e nessun paese potrebbe ormai costruire un ordigno esplosivo senza violare i suoi impegni internazionali. La cifra dovrebbe essere riportata a 188, se si tiene conto della decisione presa dalla Corea del Nord, nel 2002, di ritirarsi dal trattato. Tuttavia gli altri paesi ritengono questo ritiro non accettabile, in quanto non conforme alle condizioni previste dal trattato stesso affinché uno stato possa esercitare questo diritto.

Partito Umanista Italia © 2005 - 2019
Save
Preferenze utente dei Cookie
Utilizziamo i cookie per garantirti la migliore esperienza sul nostro sito web. Se rifiuti l'uso dei cookie, questo sito web potrebbe non funzionare come previsto.
Accetta tutti
Rifiuta tutti
Approfondisci...
Analytics
Strumenti utilizzati per analizzare i dati per misurare l'efficacia di un sito web e per capire come funziona.
Google Analytics
Accept
Decline
Tracking
CleanTalk
CleanTalk Anti Spam
Accept
Decline