Il dibattito ben poco politico che si è innescato in seguito alle dichiarazioni di Romano Prodi sui Patti civili di solidarietà è, a nostro avviso, deprimente. Da una parte c'è un candidato per il centrosinistra che prima si schiera a favore dei Pacs e poi, per non dispiacere alcuni pezzi dell'Unione, dichiara di essere più vicino all'ex-premier spagnolo di destra Aznar, anziché all'attuale premier Zapatero, di sinistra ma non certo rivoluzionario. Dall'altra parte c'è una coalizione di centro-destra che su questo tipo di temi, come nel caso del referendum sulla fecondazione assistita, si appiattisce sulle posizioni più fondamentaliste dei vertici vaticani.

Il risultato è appunto un dibattito poco edificante in cui si gioca, a fini meramente elettoralistici, con i diritti umani. Diritti, che tra l'altro, sono chiaramente sanciti dalla costituzione italiana: "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese".

Quindi basterebbe, senza neanche molto sforzo ma semplicemente rispettando la carta costituzionale, promulgare una legge che preveda un'uguaglianza di diritti e di condizioni per tutti, indipendentemente dalla forma di convivenza che scelgono.
Una legge che preveda, come minimo, che:
  • uno dei due partner abbia la possibilità di autorizzare un intervento medico urgente o rischioso di cui il convivente ha bisogno;
  • il convivente possa chiedere permessi straordinari sul lavoro se il partner si ammala;
  • il convivente che collabora all'impresa dell'altro goda di tutti i diritti;
  • che, se la convivenza termina, il convivente in stato di bisogno abbia diritto ad un sostegno economico da parte dell'altro.

Agli umanisti non interessa affatto se il matrimonio sia la forma più "naturale" di convivenza. Ciò che conta, per gli umanisti, non è il "naturale" ma "l'umano". Per cui, un sistema legislativo che abbia come valore centrale l'essere umano dovrà contenere una chiara normativa sui diritti civili delle coppie di fatto, cioè su una delle numerose possibilità di convivenza tra due esseri umani. Il resto è solo un inutile chiacchiericcio.

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