La festa della donna è nata forse a New York nel 1857, in occasione di un corteo durante il quale le partecipanti furono violentemente caricate dalla polizia, forse durante un corteo spontaneo di donne di San Pietroburgo che chiedevano il cessate il fuoco durante la prima guerra mondiale, forse ancora per ricordare la morte di 129 donne chiuse all'interno di un'industria tessile, durante uno sciopero contro le pessime condizioni di lavoro.

Quale che sia il principio di questa ricorrenza ed in risposta a quant* sostengono (sapendo di mentire), ogni anno, l'8 marzo, sento ripetere la stessa tiritera: cos'altro pretendono le donne, la parità esiste già, è solo una festa per far guadagnar soldi ai fiorai. C'è del vero anche in queste affermazioni, ma credo che valga la pena rispolverare un po' il fascicolo "questione femminile".

Meno di cinquant'anni fa votammo per la prima volta (il referendum del 2 giugno 1946) ed ottenemmo la parità salariale nel '57.

Nel 1970 fu approvata la legge sul divorzio e 4 anni dopo venne riconfermata, tramite la sconfitta del referendum abrogativo proposto dalla DC e da MSI.

Nel 1971 viene allargata la tutela della maternità alle lavoratrici dipendenti e nello stesso anno vengono istituiti gli asili nido e solo a partire dal 1975 la potestà sui figli spetta finalmente ad entrambi i genitori.

Nel 1977 si acquisiscono nuovi diritti in campo di parità lavorativa, con norme più avanzate in materia di condivisione degli obblighi nella cura dei figli e in materia di maternità; nel 2000 si amplia con nuovi diritti in materia di paternità, garanzia di uguali diritti e doveri e tutela dei figli. Si introduce anche il concetto di banca del tempo.

L'anno successivo viene introdotta l'importantissima legge sull'aborto, anche se ancora nel 2005 abbiamo assistito, attraverso il referendum sulla fecondazione medicalmente assistita, ad un pericoloso scivolone all'indietro, che metteva in discussione l'autodeterminazione e la libertà di scelta sul corpo della donna, mettendone nuovamente a rischio non solo la dignità ma anche la salute.

La legge sulle pari opportunità uomo/donna nell'ambito lavorativo viene approvata nel 1991 e modificata nel 2000. Attualmente non viene applicata in maniera omogenea ed esistono ancora differenze in campo previdenziale, ma se pensiamo che i pari diritti, sulla carta, non hanno ancora compiuto trent'anni, possiamo essere ottimiste.

Nel 1996 la violenza sessuale cessa di essere un delitto contro la morale, per diventare un delitto contro la persona. Malgrado questo, però, è di quest'anno la riduzione della pena per un uomo che ha picchiato la convivente, perché… non erano sposati. Attenuanti morali(ste).

Nel 1998 si vieta tassativamente il lavoro notturno alle donne durante la maternità e l'anno successivo si introduce l'assegno di maternità per disoccupate e casalinghe, riconoscendo, per queste ultime, il lavoro in ambito domestico.

Nel 2000 nasce la figura della Consigliera nazionale di parità, figura già prevista a livello regionale e locale. Infine, a maggio del 2003 viene modificato l'art. 51 della Costituzione Italiana, disponendo la rappresentanza delle donne nelle cariche politiche.

Sappiamo che non bastano le leggi per cambiare una cultura, però ci sono, nonostante continuino ad essere rispettate con "disinvoltura" ed "elasticità". Non solo: a numeri esiste una sorta di parità, talvolta, ma è ottenuta grazie ad una grande… mascolinizzazione della donna! Intendo dire che, in questo momento ed in alcune parti del mondo, ci sono molte donne nelle dirigenze politiche ed aziendali, ma pare che siano scelte con caratteristiche ed abitudini curiosamente molto simili a quelle più maschili. Mi riferisco alle caratteristiche che sembrano essere funzionali a sostenere un sistema basato sulla prevaricazione e sulla violenza, ovviamente, non su altre caratteristiche maschili, ottime per le relazioni sociali ma pessime per la sopravvivenza del maschilismo, come possono essere la stabilità e lo spirito di corpo, la promessa di non doversi occupare dei propri affetti e dei propri figli per poter onorare il lavoro.

Le battaglie femministe hanno portato al raggiungimento di grandi risultati politici e sociali che sono sì, conquiste per le donne, ma dovrebbero rappresentare la lotta contro ogni genere di violenza e abuso (morale, sessuale, economica, psicologica, fisica, razziale, religiosa, culturale, ecc.) nei confronti di tutte quelle persone che si percepiscono o che percepiamo come discriminate. Disoccupati e precari, stranieri, bambini e anziani, omosessuali… non si risparmia nessuno!

In conclusione: tanti auguri per la Festa della Donna e che ogni giorno possa, prima o poi, diventare la Festa dell'Essere Umano!

Tiziana Cardella
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