Di fronte alla crisi energetica, che si esprime da un lato con l'esaurirsi nell'arco di qualche decennio dei giacimenti di petrolio e dall'altro lato con minacce ambientali come l'aumento delle temperature sulla superficie terrestre e l'inquinamento dell'aria, si levano nuovamente delle voci che chiedono il ritorno all'energia nucleare.

Il Partito Umanista è fermamente contrario all'energia nucleare per i seguenti motivi:
  • I reattori attuali, anche se migliorati rispetto ai tempi degli incidenti di Chernobyl e Three Mile Island, continuano ad avere un livello di sicurezza insufficiente. Incidenti di fusione del cuore del reattore sono possibili anche negli impianti di costruzione più recente. Oltretutto le centrali sono diventate depositi provvisori di grandi quantità di scorie radioattive in attesa di una soluzione definitiva.
  • Non esiste una netta separazione tra gli usi civili per ottenere energia elettrica e le applicazioni militari. Gli accordi internazionali di non proliferazione non hanno mai funzionato ed oggi come ieri uno stato in possesso di centrali nucleari può in pochi mesi arrivare a fabbricare bombe atomiche.
  • Le scorie radioattive rappresentano un ostacolo insormontabile. I livelli di radioattività delle scorie si decompongono nell'arco di decine di migliaia di anni, cioè in tempi che vanno oltre ogni orizzonte temporale comprensibile all'essere umano. Nessun paese al mondo ha finora approntato un deposito definitivo per le scorie nucleari, proprio a causa delle enormi difficoltà e dei rischi che comportano. D'altra parte, l'esportazione delle scorie all'estero è assolutamente inammissibile.
  • Gli enormi investimenti nella ricerca nucleare vanno urgentemente trasferiti verso lo sviluppo delle fonti di energia rinnovabile come il solare, l'eolico, il geotermico, ecc. che sono sfruttabili in tempi brevi e permetterebbero di intervenire con efficacia contro il rapido aumento dell'effetto serra. Le ricerche nel campo nucleare richiederanno altri decenni per arrivare, se tutto va bene, a nuove tecnologie meno pericolose e utilizzabili ad ampio livello.




Breve confronto tra i reattori nucleari oggi usati e le prospettive future:
Reattori
a fissione
a neutroni rapidi (fissione)
a fusione calda
Tempi di utilizzazione
utilizzati oggi per la produzione di energia nucleare
fra non meno di 15 anni
fra non meno di 30 a 50 anni, forse primo prototipo entro 10 anni
Sicurezza delle centrali
rischio di incidenti e di atti terroristici
forse rischi ancora più elevati a causa della presenza di metalli liquidi
incertezza totale sulle possibilità di controllare temperature elevatissime
Scorie
in grandi quantità, radioattive per oltre 10000 anni
in quantità minori, tuttavia radioattive per centinaia di anni
non radioattive
Rischio di proliferazione
altissimo
meno alto, ma sempre presente
nessuno
Resa energetica
modesta (solo 5 - 6 % rispetto al potenziale energetico)
alta, quasi 99% del potenziale energetico
elevata
Riserve di combustibile
giacimenti di uranio esauriti in qualche decina d'anni
per tempi lunghi
senza problemi
Giudizio complessivo
inaccettabile. Rischi troppo elevati in tutti gli aspetti
nonostante alcuni notevoli miglioramenti, rischi inaccettabili per la scarsa sicurezza delle centrali e le scorie
nessuna certezza che le ricerche portino nel lontano futuro a qualche risultato concreto


La fusione fredda, diventata famosa nel 1989 quando due chimici statunitensi annunciarono di essere riusciti a realizzarla, continua ad essere oggetto di ricerche, ma senza aver portato per ora a risultati applicabili per la produzione di energia.

Vediamo in dettaglio le tre principali minacce inerenti alla tecnologia nucleare oggi applicata, le scorie, la sicurezza e la proliferazione nucleare.

Scorie

L'industria nucleare afferma di poter stoccare le scorie in modo "definitivo" nel sottosuolo a grandi profondità e in luoghi geologicamente stabili, ma in realtà non esistono né materiali né sistemi di stoccaggio in grado di isolare le scorie radioattive dall'ambiente circostante per migliaia di anni. I tempi di decadimento delle scorie possono raggiungere le decine di migliaia di anni, un lasso di tempo totalmente fuori dall'orizzonte umano se pensiamo che dai tempi degli i antichi romani sono trascorsi appena 2.000 anni! Presto o tardi ci saranno perdite che con ogni probabilità non colpiranno né la nostra generazione né quella dei nostri figli e nipoti, ma magari quelle che vivranno fra 10 o 100 generazioni. Non esistono oggi tecnologie in grado di scongiurare con certezza dispersioni radioattive in un lontano futuro.

Ad oggi non è ancora stato implementato un solo sito di stoccaggio definitivo su tutto il pianeta, e ciò dimostra quanto la questione delle scorie sia irrisolta e irrisolvibile. Le scorie più pericolose sono i combustibili esauriti rimossi dai reattori. Alcuni paesi riprocessano il combustibile dissolvendolo in acido nitrico per ottenere plutonio utilizzabile a fini bellici. Questo processo produce grandi quantità di liquido radioattivo.

Gran parte delle 270.000 tonnellate di scorie radioattive oggi accumulate si trovano all'interno delle centrali nucleari e aumentano di circa 12.000 tonnellate ogni anno. La quantità di scorie prodotte in caso di una diffusione massiccia delle centrali nucleari a livello mondiale sarebbe talmente grande che un sito di stoccaggio come quello progettato (ma mai realizzato) dagli USA a Yucca Mountain basterebbe per appena 3 anni e mezzo.

Lasciare in eredità alle future generazioni un problema irrisolto come quello delle scorie nucleari può essere considerato accettabile solo da chi ragiona in termini di profitto immediato e personale. Chi ha a cuore il futuro dell'umanità si dovrebbe preoccupare di lasciare a coloro che vivranno dopo di noi una terra vivibile almeno quanto l'abbiamo trovata noi alla nostra nascita (condizione oggi ben lontana dalla realtà, se pensiamo alla distruzione crescente dell'ambiente naturale). Nessuno può predire cosa accadrà anche solo nei prossimi 100 anni (figuriamoci in 10.000 anni), nessuno sa se arriveranno periodi di forte instabilità politica e sociale o se ci saranno eventi imprevedibili naturali o provocati dall'uomo. Che ne sarà dei numerosi depositi radioattivi in circostanze che non possiamo minimamente prevedere?

Tramandare alle generazioni che verranno dei problemi che non abbiamo saputo risolvere noi non è solo irresponsabile, è criminale!

Sicurezza

Three Mile Island nel 1979, Chernobyl nel 1986 e Tokaimura nel 1999 sono solo alcuni di centinaia di incidenti nucleari accaduti fino ad oggi. I reattori continuano ad essere vulnerabili. La probabilità di incidenti sta aumentando, perché la maggior parte dei reattori oggi funzionanti è stata costruita più di 20 anni fa, il che comporta un rischio di guasto dovuto all'invecchiamento degli impianti. Molte centrali costruite originariamente per durare 40 anni vengono adeguate in modo tale da poter funzionare fino a 60 anni, con rischi aggiuntivi.

Non esiste tecnologia e sistema di sicurezza immune a guasti imprevedibili. La deregulation e la pressione dei mercati che richiedono energia a basso costo spingono alla riduzione delle spese per la manutenzione e i controlli nelle centrali nucleari, riducendo così i margini di sicurezza e accelerando l'invecchiamento degli impianti.

Oltre agli incidenti tecnici è da non sottovalutare la vulnerabilità a sabotaggi o attacchi terroristici.

Proliferazione nucleare

La separazione netta tra nucleare civile e militare è ritenuta dalla maggior parte degli esperti come impossibile da raggiungere e difficilissima da controllare a livello planetario. Gli accordi di non proliferazione tra stati non hanno mai funzionato in passato, né funzionano nel mondo attuale. Per produrre una bomba nucleare c'è bisogno di materiale fissile, cioè uranio 235 oppure plutonio 239. La maggior parte delle centrali nucleari usa uranio come combustibile e produce plutonio. Un impianto di separazione di plutonio può essere costruito nell'arco di pochi mesi. Pertanto qualsiasi paese in possesso di centrali nucleari può diventare una potenza nucleare in breve tempo.

La tecnologia nucleare è nata a scopi bellici e solo successivamente è stata applicata ad usi civili. Anche oggi il nucleare è fondamentalmente indirizzato alla produzione di armi e non alla fornitura di energia. Basta paragonare questi numeri: oggi nel mondo operano circa 440 reattori, mentre si valuta che siano state realizzate in tutto il mondo qualcosa come 130.000 testate nucleari! Nonostante il Trattato di non-proliferazione nucleare, Israele, India, Pakistan e Corea del Nord hanno dimostrato con le loro testate nucleari che esiste uno stretto legame tra potenza nucleare militare e civile e che i controlli internazionali si possono eludere facilmente. Anche Iran e Libia dispongono oggi di impianti di arricchimento dell'uranio. Limitare la produzione di materiale fissile a pochi paesi fidati non funziona. Basta ricordare che il paese che si erge oggi a controllore autorevole della proliferazione nucleare nel mondo, gli Stati Uniti, è anche l'unico ad aver mai fatto uso di bombe nucleari, il 6 agosto 1945 su Hiroshima e tre giorni dopo su Nagasaki.

Il solo modo per evitare la proliferazione nucleare è quindi l'uscita completa dal nucleare a livello mondiale.

Conclusione

Uscendo nel 1987 dal nucleare grazie al referendum popolare, i cittadini italiani hanno preso una decisione che non va rimessa in discussione oggi in assenza di tecnologie che siano realmente migliori e più sicure rispetto a 20 anni fa. I pericoli legati all'uso del nucleare non sono affatto diminuiti.

Le nuove tecnologie spesso ventilate come soluzioni magiche e accessibili in un prossimo futuro sono in realtà ancora a livello di studio e sperimentazione. Sia i reattori veloci a fissione che i reattori a fusione calda o fredda richiedono vari decenni di ricerche per poter arrivare alla produzione energetica su scala commerciale. Stiamo quindi parlando di ipotesi future tutt'altro che certe.

È auspicabile che proseguano le ricerche verso impianti a fissione rapida, fusione calda e fusione fredda, ma rigorosamente al di fuori di ogni contesto militare. Si tratta di tecnologie ancora immature per la produzione di energia a larga scala e non si possono valutare bene i vantaggi e svantaggi di sistemi tuttora a uno stato embrionale.

Qualsiasi evoluzione futura delle tecnologie nucleari dovrà quindi, prima di essere messa in pratica in qualunque parte del mondo e in qualunque forma, dare risposte esaurienti alle forti preoccupazioni rispetto a:
  • sicurezza degli impianti;
  • sicurezza di non-proliferazione nucleare e assenza di scopi bellici;
  • risoluzione del problema delle scorie senza pesare sulle generazioni future.

Sotto la pressione della crisi energetica e ambientale, si sta cercando di far credere che il nucleare, non producendo gas serra, abbia a breve termine un impatto meno pesante sul nostro pianeta rispetto ai combustibili fossili. Il grande pericolo del nucleare sta proprio in questa argomentazione, al di là delle questioni legate alla sicurezza: il rischio che a scapito delle future generazioni si usi oggi questa fonte di energia relativamente facile per proseguire il "business as usual", continuando quindi a sfruttare il pianeta oltre i limiti, producendo e consumando oltre ogni reale necessità, permettendo all'assurdo sistema che ruota intorno all'economia di mercato di dominare incontrastato per altri decenni, un tempo sufficiente per portare il nostro pianeta al definitivo collasso ambientale e umano.

Rinunciando al nucleare, ci troveremmo invece davanti una sfida difficile ma interessante, una sfida sia tecnologica che politica e sociale: sopperire ai combustibili fossili attraverso
  • il risparmio energetico massiccio su tutti i fronti;
  • lo sviluppo delle fonti di energia rinnovabili.

Questo vuol dire eliminare gli sprechi, applicare la ricerca all'ottenimento di risparmi energetici, ridurre generalmente i consumi, ma anche adoperare nuovi stili di vita e riscoprire che si può vivere felicemente con meno.

Fonti:
- Environmental assessment report No. 10 – European Environment Agency
- Rivista Le Scienze, Nov. 06
- Rivista Scientific American, Dic. 05
- Oltre il petrolio – National Geographic Agosto 2005
- Energy (R)evolution, www.greenpeace.org
- Massimo Bassini: Global warming ed energia nucleare - un nuovo approccio. 04/05/06
- Il Nucleare – La proliferazione nucleare ieri, oggi e soprattutto domani – Angelo Baracca
- Il Manifesto del 11/02/07: un G7 con la paura dell'inflazione e a corto d'energia

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