Il Tg1 ha mandato in onda durante l'edizione delle ore 20.00 - la più seguita - del 10 aprile, un filmato in cui si vede un gruppo di talebani uccidere Sayed Agha, l'autista del giornalista Mastrogiacomo. Il direttore del Tg1 Riotta ha giustificato la messa in onda del filmato con queste parole: "Vogliamo che l'opinione pubblica rifletta su come si viva nelle zone dell'Afghanistan che sono ancora in mano ai talebani e, soprattutto, sulle ragioni per cui le nostre truppe sono in quel teatro di guerra".
Critichiamo senza mezzi termini la direzione del Tg1, non per il fatto di aver mandato in onda il video, ma per la motivazione che, secondo la dichiarazione di Riotta, starebbe dietro la decisione di mandarlo in onda. Il nostro dissenso si basa su diversi motivi.
1) Molti italiani conoscono la condizione in cui vive l'Afghanistan. Non c'era bisogno della messa in onda di quel video: il Tg1 non è l'unica fonte di informazione. Su giornali, riviste, settimanali e mensili, sono stati scritti fiumi di parole sull'Afghanistan. Ormai la rete internet è usata da un numero sempre crescente di persone proprio per ricevere informazioni – visto che quella televisiva è sempre meno libera - e dove circolano numerosi video che riguardano proprio l'Afghanistan.
2) Il video trasmesso non rappresenta neanche lontanamente la vita "nelle zone dell'Afghanistan che sono ancora in mano ai talebani". Nel video si vedono solamente alcuni criminali, probabilmente talebani, che tagliano la gola a Sayed Agha. Su cosa dovrebbero riflettere gli italiani? Dando per scontato che i criminali fossero veramente talebani, si può al massimo constatare la loro assurda violenza. Ma da questa constatazione alla riflessione sulla vita in quelle zone dell'Afghanistan c'è un abisso notevole. Potremmo sospettare che c'è un tentativo di manipolazione dell'informazione? Sì, possiamo sospettarlo.
3) Ma l'ultima parte della dichiarazione di Riotta è quella che lascia più sgomenti, e cioè che questo video dovrebbe far riflettere gli italiani "sulle ragioni per cui le nostre truppe sono in quel teatro di guerra". Sono più di cinque anni che gli eserciti più armati e tecnologici del mondo stanno occupando l'Afghanistan, eppure oggi i talebani stanno recuperando sia sul piano dei territori che hanno sotto controllo, che sul piano del consenso popolare.
I mezzi più diffusi d'informazione, in compagnia di tutte le forze politiche oggi presenti in Parlamento e che hanno votato a favore del finanziamento della missione militare italiana in Afghanistan, non capiscono o fanno finta di non capire. L'Italia, purtroppo, è ancora succube di una politica americana che sta trascinando tutti i suoi alleati in un altro inferno, come quello irakeno. Un inferno perché proprio questo cieco affidarsi alla voce delle armi ha dato nuovo vigore alla violenza talebana, rinvigorita probabilmente dalla "fraterna" collaborazione di Al Qaeda.
No, quello del Tg1 delle ore 20.00 del 10 aprile 2007, non è stato per niente un bel servizio. Soprattutto non è stato al servizio della verità.