La classe politica attuale, a parte poche eccezioni che confermano la regola, non suscita più alcuna fiducia nella maggioranza degli italiani. Per una ragione molto semplice: non mantengono più le promesse. Poco più di un anno fa milioni di elettori hanno votato la coalizione che sosteneva Romano Prodi per mandare via un governo, quello di Silvio Berlusconi, che aveva ridotto il nostro paese ad una terra di conquista per speculatori senza scrupoli e che aveva fatto aumentare in pochi anni il gap già esistente tra i ceti più ricchi e quelli più poveri. Nonostante l'esiguità della differenza di voti tra le due coalizioni, il nuovo governo di centrosinistra era riuscito ad insediarsi. Le speranze di tanti cittadini stavano per essere realizzate. Erano solo false speranze.
Sin dai primi giorni, il nuovo governo ha dimostrato che non aveva alcuna intenzione di mantenere le promesse fatte in campagna elettorale. Ha aumentato le spese per la difesa e per gli armamenti, ha mantenuto le truppe italiane in Afghanistan e ne inviate altre in Libano, ha varato una legge finanziaria che non ha intaccato minimamente il gap tra ricchi e poveri, non è riuscito a varare neanche una versione annacquata della legge sulle unioni di fatto, ha autorizzato la costruzione della base Ederle 2 a Vicenza, sta ancora insistendo sul passaggio della TAV nella Val di Susa, mentre i diritti fondamentali che riguardano la salute e l'istruzione continuano ad essere negati alla stragrande maggioranza dei cittadini italiani. Perché meravigliarsi, a questo punto, del fatto che vari sondaggi ci dicono che ormai solo il 10% degli italiani ha fiducia nella politica? Sembra che la misura sia più che colma.
Sembra sia giunto il momento di riprendersi la politica. In questo clima generale di sfiducia si rischia il qualunquismo generalizzato, consegnando completamente nelle mani di politici incapaci la vita del nostro paese, quindi la nostra vita. È necessario che il popolo attui ciò che 60 anni fa fu scritto nella Costituzione italiana: "La sovranità appartiene al popolo". È necessario ricominciare a capire cosa sta succedendo. Bisogna uscire dai bar dove continuiamo a dirci "governo ladro" e individuare precisamente chi ruba e chi sono i mandanti di questi ladri. Bisogna uscire dalle nostre case, spegnere i telegiornali sempre più bugiardi e ricominciare ad incontrarsi per scoprire insieme quali sono le nuove strade da percorrere.
La democrazia rappresentativa ha fallito. Ha fallito perché chi ci dovrebbe rappresentare non lo ha mai fatto. Dopo 40 anni di potere democristiano vogliono farci credere che ora, col bipolarismo, tutto è cambiato. Niente di più falso. Nulla è cambiato. Al potere ci sono sempre gli stessi squali. La mafia esiste ancora. L'evasione fiscale dei soliti furbi esiste ancora. Lo sfruttamento dei lavoratori, con l'irreversibile aumento del precariato, è aumentato. Stanno gradualmente cancellando tutti i diritti che milioni di lavoratori avevano conquistato dopo anni di durissime lotte. Riappare addirittura il fantasma della "guerra fredda", che sembrava cancellata per sempre dopo il crollo del muro di Berlino.
Riprendiamoci la politica. Solo urlare alle manifestazioni non basta. Incontriamo quante più persone è possibile e annunciamo che una nuova sensibilità ormai è matura. Una sensibilità che non passa per i palazzi del potere o per le piazze telecomandate, ma attraverso lo scambio di idee e di proposte tra persone che si riavvicinano e che daranno vita ad un nuovo tessuto sociale, sulle ceneri di un vecchio tessuto ormai distrutto. Usciamo e riprendiamoci la politica.