Il 31 maggio scorso si tiene una conferenza stampa in cui viene denunciato un caso di scempio dell'ambiente. Il luogo è Taranto, la vittima diretta è il mare, le vittime indirette sono tutte le persone che hanno a che fare col mare di Taranto, dai cittadini che basano il loro reddito familiare dal mare, come i pescatori, a coloro che mangiano i pesci pescati in quel mare. Praticamente tutti. L'arma del delitto è il mercurio. Il presunto colpevole è l'Ilva di Taranto che, secondo i dati snocciolati nella conferenza stampa, disperderebbe nel mare e nell'atmosfera la bellezza di due tonnellate all'anno di mercurio. Il mercurio versato solo nel mare di Taranto è passato dai 118 chili del 2002 ai 665 chili stimati per il 2005. Con tale aumento l'Ilva di Taranto si aggiudica la maglia nera a livello nazionale con il 62,5% di tutto il mercurio stimato per la grande industria. Gli accusatori sono Alessandro Marescotti (presidente di PeaceLink), Francesco Sorrentino (segretario della Uil di Taranto) e Giulio Farella (Comitato contro il rigassificatore di Taranto).


Apprendiamo dal presidente di PeaceLink che il padrone dell'Ilva, Emilio Riva, li ha querelati per "diffusione di notizie false e tendenziose e procurato allarme". Secondo l'industriale i dati presentati sono "il fuorviante frutto di una ricerca effettuata su parametri fittizi costituiti da limiti di rilevabilità mai superati dall'azienda ed in particolare effettuando una mera stima delle emissioni di sostanza inquinante".

La dichiarazione di Riva verrebbe però smentita dal fatto che, come si può anche leggere su www.tarantosociale.org dove esiste un vero e proprio dossier sull'argomento, i dati resi pubblici durante la conferenza stampa sono il frutto di una ricerca mirata sul mercurio negli archivi del sito dell'agenzia governativa APAT (Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici). Il database INES (Inventario Nazionale delle Emissioni e loro Sorgenti) stima una dispersione in atmosfera per la grande industria italiana di 2821 chilogrammi di mercurio, di cui il 49% proviene da Taranto. La reazione del padrone dell'Ilva rende ancora più probabile il fatto che i dati resi pubblici da Marescotti, Sorrentino e Farella corrispondano effettivamente alla verità. Emilio Riva, proprio in questi giorni, è stato assolto dall'accusa di omicidio colposo per la morte, avvenuta nello stabilimento siderurgico di Taranto nel 2002, di un giovane allievo in corso di formazione, messo a svolgere un'attività ispettiva vicino ad un grosso macchinario in una zona non a norma di sicurezza, senza cintura di sicurezza e caduto da una camminata senza parapetto su un nastro trasportatore, da cui non è riuscito a svincolarsi perché aveva una gamba incastrata negli ingranaggi. Riuscirà a sfuggire anche alle accuse per questo disastro ambientale?

Il Partito Umanista esprime tutta la sua solidarietà nei confronti di Marescotti, Sorrentino e Farella, che coraggiosamente hanno reso nota una situazione non più sostenibile, affrontando, con le mani nude della denuncia non-violenta, la violenza ambientale di personaggi resi potenti anche da ben nascoste connivenze politiche.
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