Il 30 settembre è partita a Ghedi, sede di una base militare dove sono custodite 50 bombe atomiche, la campagna "Un futuro senza atomiche" per dichiarare l'Italia "Zona libera dalle armi nucleari"; primi firmatari della legge di iniziativa popolare sono stati il sindaco di Ghedi Anna Guarneri e quello di Aviano (dove sono depositate altre 40 bombe) Stefano del Cont. Ci sarà tempo fino alla fine di marzo 2008 per raccogliere 50.000 firme (anzi, speriamo siano molte di più, magari 400.000 come quelle raccolte per la legge sull'acqua). A quel punto la legge verrà discussa in Parlamento e, se sarà approvata, l'Italia diventerà una "Zona libera dalle armi nucleari", come sono già varie aree del pianeta: l'America Latina, il Pacifico Meridionale (Australia compresa), il Sudest asiatico, l'intera Africa, l'Antartide e anche singoli stati come l'Austria e la Mongolia. |
Potremo inoltre seguire l'esempio di paesi Nato come la Grecia, l'Islanda, la Danimarca e il Canada, che hanno rimosso le atomiche dal loro territorio senza conseguenze sui trattati internazionali.
Il Comitato promotore della legge è formata da una cinquantina di reti e organizzazioni nazionali, dall'Arci a Greenpeace, dalla Tavola della Pace al Movimento Umanista, a cui si stanno unendo molte forze locali (l'elenco completo dei promotori, con in più molte informazioni sulla campagna, si trova sul sito www.unfuturosenzatomiche.org).
Si tratta di una legge semplice e chiara, composta solo da due articoli, che punta a dichiarare "zona libera da armi nucleari" lo spazio aereo, il sottosuolo e le acque territoriali italiane ed a proibire il transito e il deposito, anche temporaneo, di armi nucleari e di parti di armi nucleari sul nostro territorio.
Perché lanciare questa iniziativa? Semplice: oggi il pericolo nucleare pone l'umanità sull'orlo dell'abisso. Nonostante le riduzioni effettuate negli anni Novanta, rimangono in tutto il pianeta più di 30.000 testate nucleari, sufficienti a distruggerlo per intero 25 volte. Negli ultimi anni poi è ripartita la corsa al riarmo, con la progettazione di nuovi ordigni molto più potenti della bomba che distrusse Hiroshima. Inoltre gli Stati Uniti hanno disseminato centinaia di bombe nucleari nelle basi di sei paesi europei appartenenti alla Nato, tra cui l'Italia: oltre alle 90 bombe custodite nelle basi di Ghedi e Aviano, la mancanza di informazioni certe fa sospettare che ce ne siano molte di più, visto che i nostri mari sono solcati ed i nostri porti visitati da navi e sottomarini nucleari.