In occasione del processo d'appello per i fatti dell'11 marzo 2006 e della manifestazione nazionale antifascista convocata per il 13 ottobre, denunciamo la gravità della condanna in primo grado a quattro anni di carcere per alcuni degli imputati, assolutamente sproporzionata rispetto ai reati che gli vengono attribuiti.

Riteniamo inoltre pericoloso il ricorso alla motivazione del "concorso morale in devastazione e saccheggio" per giustificare, in assenza di prove certe, una condanna così pesante. Si tratta di una motivazione vaga e scandalosa, che mette sotto accusa non tanto dei fatti, quanto l'appartenenza a certi gruppi politici e costituisce così un precedente inquietante per chiunque stia portando avanti lotte "scomode", come quelle dei Comitati No Tav o del Presidio permanente No Dal Molin di Vicenza.

Il trattamento riservato agli imputati per i fatti dell'11 marzo è tanto più grave, se lo si confronta con la sostanziale impunità di cui godono organizzazioni di chiaro stampo fascista e neonazista, che incitano all'odio razziale e dovrebbero essere ormai fuori dalla storia.

Allo stesso tempo non possiamo evitare di ricordare che i fatti e le conseguenze della manifestazione dell'11 marzo 2006 sono dovuti anche al non aver escluso in modo totale ed esplicito la violenza come forma d'azione, offrendo il fianco a strumentalizzazioni e trabocchetti o comunque rendendo difficile isolare l'azione sconsiderata di pochi violenti.
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