La prima reazione, valutando i risultati delle elezioni politiche appena terminate è di incredulità e sconforto: un Parlamento dove la sinistra non è più rappresentata è difficile da immaginare. È come se si fosse tornati indietro di cento anni e più, ad un mondo tutto diverso da quello attuale. Allo stesso tempo, la presenza di due grandi schieramenti non molto diversi tra loro, che occupano tutto lo spazio parlamentare ed escludono le forze più "radicali" dalle due parti rimanda all'attuale modello americano, secondo tanti mass-media il colmo della modernità e della democrazia.

Le ragioni della sconfitta della sinistra e del trionfo della destra sono molteplici e richiedono un'analisi dettagliata e una riflessione approfondita, anche a livello personale: già adesso però si può affermare che i riferimenti tradizionali sono caduti e che questa sinistra, con il suo linguaggio e i suoi simboli è finita e non solo per il tradimento delle promesse elettorali e delle aspettative del suo popolo durante gli sciagurati due anni di governo Prodi. Bisogna avere il coraggio di ammettere che ha toccato i suoi limiti una visione del mondo ancora ottocentesca, insieme all'idea che la violenza sia un mezzo accettabile per fare la rivoluzione.

Ma se tutto questo è superato, non significa che lo siano le aspirazioni, i valori e gli ideali di chi si sente ancora di sinistra. Questa è una grande occasione per creare un nuovo movimento, ampio e diverso, basato su pochi concetti fondamentali: l'essere umano (e non il denaro, lo stato, la religione o la classe) come interesse centrale, la nonviolenza come stile di vita e metodologia d'azione, la non discriminazione e la valorizzazione della diversità in ogni campo come atteggiamento di fondo. Da questi punti minimi generali discendono la rivendicazione di uguali diritti e opportunità per tutti e la necessità di trovare soluzioni a problemi concreti come la casa, la sanità, il lavoro, l'istruzione e la qualità della vita, superando la logica mostruosa secondo cui questi diritti sono diventati privilegi destinati solo a chi può pagarseli.

Come umanisti, siamo convinti che esistano le forze per dare vita a questo progetto e siamo pronti a dare il nostro contributo per realizzarlo.

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