La legge 40/2004 sulla procreazione assistita, la cui parziale abrogazione è oggetto del referendum del 12-13 giugno, viene presentata dai suoi sostenitori come una legge in difesa della vita umana intendendo, con ciò, la tutela degli embrioni a scapito della libertà di scelta degli esseri umani che desiderano divenire genitori. Come umanisti siamo decisamente contrari a questa legge e, per dare fondamento a tale posizione, riteniamo indispensabile affrontare con rigore la questione centrale: il concetto di essere umano. |
Una premessa fondamentale: il concetto di essere umano
L’Umanesimo attuale parte dall’esistenza umana e non da teorie che prospettano la realtà del mondo come precedente alla vita umana. Ritiene che solo a partire dall’analisi della vita umana in quanto esistenza, cioè in quanto singolarità concreta, si possa organizzare una visione rigorosa e coerente del mondo.
L’essere umano nasce immerso in un mondo naturale e sociale, è soggetto ad aggressioni fisiche e mentali che registra come dolore e sofferenza e si muove contro i fattori aggressivi cercando di superare il dolore e la sofferenza. A differenza di altre specie, quella umana è capace di ampliare le proprie possibilità corporali mediante la produzione e l’utilizzo di strumenti, di “protesi”. È così che, nel suo agire contro i fattori dolorosi, produce oggetti e segni che si incorporano alla società e che si trasmettono storicamente.
Il mondo sociale, o meglio, storico-sociale, è costituito da intenzioni umane: tutto ciò che è prodotto è carico di significato, di intenzione.
Viceversa Il mondo naturale, di cui lo stesso corpo umano fa parte, è suscettibile di essere intenzionato, “umanizzato”.
Quindi, da questa prospettiva, l’uomo si può definire come “l’essere storico, il cui modo di azione sociale trasforma la sua stessa natura”(Silo, Opere complete vol.1, Quarta lettera ai miei amici, Multimage Torino, 2000). Di conseguenza egli può anche trasformare la propria costituzione fisica, come infatti sta accadendo: iniziò con protesi esterne e oggi le sta introducendo nel proprio corpo; sta cambiando i propri organi; sta intervenendo nella chimica cerebrale, sta fecondando in vitro e manipolando i geni.
L’essere umano non è chiuso al mondo della natura e degli altri esseri umani ma, anzi, la sua caratteristica è proprio l’apertura. La sua coscienza si configura intersoggettivamente poiché usa codici di ragionamento, modelli emotivi, schemi di azione che registra come “suoi” ma che riconosce anche in altri. E certamente il suo corpo è aperto al mondo, in quanto mediante il corpo egli percepisce il mondo e agisce intenzionalmente su di esso.
In questo senso l’esistenza umana incomincia con la nascita, intesa come apertura dell’intenzionalità al mondo, come primo passo di libertà dal condizionamento naturale. Di conseguenza, non si può parlare con rigore di “esistenza umana “ prima della nascita.
Partendo da queste premesse possiamo affermare che in un embrione certamente c’è vita, ma che essa non è ancora vita umana. Un embrione è un progetto di vita umana; un progetto che, come è ovvio, non nasce dall’embrione ma, viceversa, dall’intenzionalità di esseri umani che scelgono di generare un nuovo essere umano. Indubbiamente tale progetto va difeso; nel senso che va difesa l’intenzione di procreare espressa da quegli esseri umani e va assicurata loro la libertà di scegliere le condizioni in cui farlo. Negare la loro intenzione è come negare la loro umanità, è un atto di violenza che pretende di respingere nella dimensione del naturale chi si è già affrancato da essa, in quanto essere umano.
Una legge che andrebbe abolita totalmente
La legge sulla fecondazione assistita approvata dal parlamento italiano meriterebbe di essere abolita nella sua totalità. I passi di cui i referendum del 12 e 13 giugno prossimi chiedono l’abolizione sono molto importanti e quindi è comunque necessario andare a votare e votare SI.
Cosa chiedono i quesiti referendari?
Eliminare l’equiparazione tra diritti del concepito e diritti della madre che viene espressa nell’articolo 1 della legge e che fa da inquadramento a tutti i successivi articoli.
Consentire la ricerca scientifica sulle cellule embrionali.
Oggi in Italia è consentito solo lo studio delle cellule staminali adulte e del cordone ombelicale ed è vietata la clonazione cellulare a fini di ricerca. Invece la produzione e lo studio di cellule staminali embrionali potrebbe aprire nuove prospettive di cura per malattie quali l’Alzheimer, il morbo di Parkinson, il diabete, i tumori. Il referendum chiede anche che sia consentita la ricerca sulle cellule degli embrioni non utilizzabili per l’impianto e destinati alla distruzione.
Tutelare la salute e i diritti delle donne.
La legge impedisce di creare più di tre embrioni e obbliga a utilizzarli tutti per un unico e contemporaneo impianto. In questo modo si riducono drasticamente le probabilità di successo della procreazione assistita e si costringono le donne, in caso di fallimento, a ripetere da capo tutto l’iter medico-chirurgico, molto pesante a livello fisico e psicologico.
La legge impone anche che tutti gli ovociti fecondati idonei al trasferimento (anche tutti e tre) siano impiantati contemporaneamente, con un grave rischio per la salute della madre e aumentando le probabilità di nascita di gemelli. Il diritto alla salute della donna viene sacrificato per la preoccupazione di non creare embrioni che non vengano impiantati.
Inoltre, la legge vieta alla donna di rifiutare l’impianto in utero dell’ovulo fecondato anche in presenza di ovuli malati e , infine, vieta la diagnosi pre-impianto per sapere se l’embrione è sano, consentendo, però, il successivo ricorso all’aborto nei termini previsti dalla legge 194.
Tutelare i diritti dei portatori di malattie genetiche.
La legge esclude le persone portatrici di malattie genetiche, se sono feconde, dalla possibilità di ricorrere alla procreazione assistita allo scopo di generare figli sani.
Consentire la donazione di cellule riproduttive.
La legge vieta la donazione di spermatozoi e cellule-uovo, permessa in molti paesi del mondo e anche in Italia (fino al 2004), che consente di avere figli anche alle coppie in cui l’uomo o la donna siano completamente sterili.
L'ennesima legge piena solo di divieti
La legge in questione è una legge che si limita soltanto a vietare e proibire. D'altronde non poteva essere diversamente, visto che il governo che ha proposto questo orrore legislativo è lo stesso governo che ha varato la legge razzista Bossi-Fini. Grazie a tale tipo di impianto tale legge è destinata a far crescere la clandestinità, il cosiddetto “turismo procreativo” e i mercati illegali. Per giustificarla è stato necessaria una ben studiata propaganda di stampo allarmista, attraverso una miscela tra reali notizie sul progresso della sperimentazione e vere e proprie “bufale”. Sono state alimentate antiche paure nell’immaginario collettivo, evocando un possibile futuro disastroso, dominato da scienziati pazzi e da donne disposte a farsi fare di tutto pur di concepire. Nella foga di difendere questa legge, i suoi promotori non ci hanno neanche risparmiato la visione apocalittica di una società formata da milioni di cloni umani. Per arginare tutto questo c’era bisogno della Legge, dell’Ordine, dell’Autorità.
L'ipocrisia al potere
Eppure tutti coloro che oggi sostengono la legge approvata dal parlamento, facenti parte prima di tutto dello schieramento cattolico, sono anche i primi responsabili della pluridecennale incapacità della politica italiana di dare dei riferimenti chiari ad operatori sanitari, ricercatori e cittadini su questa delicata materia. Infatti veniamo da un lungo periodo in cui, mentre nelle strutture pubbliche non era possibile neanche accennare al tema della fecondazione assistita, strutture private sempre più numerose agivano praticamente senza alcuna regola, in cui prima di tutto le donne, così come accadeva per le interruzioni di gravidanza prima della legge 194, hanno rischiato di compromettere seriamente la propria salute, sottoponendosi a sperimentazioni e pratiche che non sempre hanno seguito metodologie completamente affidabili.
Per questo risulta così stridente l’ipocrisia delle attuali affermazioni della maggioranza dei sostenitori del No all’abolizione. Il “Far West” a cui questa legge vorrebbe mettere fine è stato generato proprio da chi oggi fa appello all’ordine imposto dallo Stato.
Una nuova realtà
Il risultato forse più importante di questa miscela esplosiva, fatta di allarme mediatico e appelli furibondi all'etica, è l'ennesimo esproprio ai danni dell'opinione pubblica, quella vera e non quella pubblicata, di una seria discussione sui mutamenti nella società, e forse anche nel pensiero, che la tecnica biomedica sta imponendo attraverso la procreazione assistita.
Indubbiamente la fecondazione assistita ci ha messo davanti ad una nuova realtà: la possibilità di fecondare al di fuori del corpo e senza il rapporto sessuale. Il fenomeno della procreazione deve essere scomposto, se si vuole intervenire artificialmente. Le tecniche imitano il processo "naturale", ma è necessario operare su singoli organi al di là del corpo che li contiene, cercando di riprodurre nel migliore dei modi la loro funzione, anche sfruttando organi provenienti da corpi diversi.
Di fronte a questa realtà, che può anche risultare inquietante soprattutto per chi identifica la propria persona solo nell'unità e unicità del proprio corpo, è ancora più ovvio affermare che tutti abbiano il diritto di avvalersi di questa tecnica per avere un figlio, utilizzando funzioni e organi propri o di altri. Perché, quindi, in questo movimento di scomposizione e di moltiplicazione di madri e di padri, l'inseminazione artificiale dovrebbe essere usata solo da alcune categorie di persone e non da altre?
Ma se la tecnologia ha permesso l'inseminazione al di fuori del corpo femminile, è anche vero che, per ora, lo stesso corpo femminile è indispensabile per la gravidanza. Nel senso che se la tecnologia è arrivata alla fecondazione senza il contatto tra corpi, deve per ora necessariamente arrestarsi di fronte alla gestazione. La grande potenza femminile di generare altri esseri umani rimane intatta e, anzi, l'avanzamento tecnologico ha reso possibile qualcosa che fino a poco fa non era neanche concepibile: la donna può generare un nuovo essere umano senza avere alcuna relazione con un uomo. Anzi: addirittura due donne, una "genetica" e l'altra "gestante", possono decidere di comune accordo di contribuire alla nascita di un nuovo essere umano, senza la necessità di avere una relazione con un uomo. In questo modo la famiglia tradizionale, ancora basata sulla centralità maschile nonostante l'avanzamento nella parità dei diritti, potrebbe ricevere un nuovo colpo micidiale. Questo i conservatori di ogni parte politica lo hanno capito bene e da qui nasce l'incredibile veemenza con cui si accaniscono nella difesa della legge attualmente in vigore.
Così le regole negli altri Paesi
AUSTRIA: è ammessa sia la fecondazione artificiale tra coppie sposate o conviventi sia quella eterologa, ma non per le donne sole. Non sono consentiti l'inseminazione post mortem e l'utero in affitto. E' inoltre ammesso l'accesso ai dati del donatore.
FRANCIA: la legge del 1994 stabilisce che solo le coppie sposate o conviventi da almeno due anni possono accedere all'inseminazione artificiale. Non è ammesso l'utero in affitto. I componenti la coppia inoltre devono essere entrambi in vita. E' ammessa l'inseminazione artificiale con donatore solo quando la procreazione assistita all'interno della coppia non abbia avuto successo.
GERMANIA: la legge del 1990 ammette l'inseminazione omologa ed eterologa solo per le coppie sposate. La fecondazione in vitro è ammessa solo se omologa. E' inoltre vietato trasferire nel corpo di una donna più di tre embrioni per un ciclo di inseminazione. Non sono ammessi l'inseminazione post mortem e l'utero in affitto.
GRAN BRETAGNA: la legge del 1990 consente sia l'inseminazione omologa che eterologa a coppie sposate o conviventi e a donne singole. La legge del 1990 ammette l'utero in affitto, purché non ci sia passaggio di denaro, e l'inseminazione post-mortem.
NORVEGIA: possono accedere all'inseminazione artificiale solo le coppie sposate o conviventi in maniera stabile. L'inseminazione eterologa è ammessa solo quando il marito o il convivente della donna sia sterile o se si è in presenza di una malattia ereditaria.
SPAGNA: l'accesso all'inseminazione artificiale, sia omologa che eterologa, è consentita alle coppie sposate e ai conviventi purché vi acconsentano in modo libero e cosciente. La prima legge che regola la materia è del 1987.
SVEZIA: è ammessa l'inseminazione omologa ed eterologa per le coppie sposate o conviventi. Non è ammessa per la donna sola. La fecondazione in vitro è ammessa solo con il seme della coppia, che deve essere sposata o convivente. Non è ammesso l'utero in affitto.
STATI UNITI: esistono profonde differenze tra Stato e Stato. Generalmente è ammessa sia l' inseminazione omologa che eterologa. In California e in qualche altro Stato è ammesso l'utero in affitto.
Votare SI significa votare contro la "cosificazione"
La legge attuale pretende quindi una cosa semplicemente non possibile: la tutela degli embrioni non ancora nati prescindendo dalla tutela della donna. Questa legge obbliga l'impianto di tre embrioni, senza possibilità per la donna di ritornare sulla decisione. Se non è costrizione questa, che cos'è allora? Sfruttando strumentalmente la possibilità del concepimento al di fuori del corpo materno, il legislatore è arrivato arbitrariamente alla conclusione che quindi il prodotto del concepimento è indipendente e che quindi lo Stato, che ha il dovere di tutelare tutti i cittadini, ha tutto il diritto di controllare il corpo femminile.
Sembra quindi profilarsi un altro falso conflitto: o l'embrione è totalmente autonomo dal corpo materno, oppure è in una relazione inscindibile col corpo materno e quindi assolutamente dipendente da esso. Questo conflitto, in realtà, non ci interessa affatto. Ci sottraiamo senza indugi al falso dovere di prendere parte ad un dibattito sterile e funzionale solo all'ennesima "cosificazione" dell'essere umano.
L'esclusiva relazione, non solo fisica, grazie alla quale un nuovo essere umano prende forma all'interno del corpo di altro essere umano, per poi separarsi da questo solo al momento della nascita, diventando solo in quel momento un essere distinto, sfugge a qualsiasi facile categorizzazione e sancisce ogni volta la grande potenza femminile di generare nuovi esseri umani.
Diventa quindi indispensabile rimandare al mittente una legge pessima e assurda. Una legge che vuole dare allo Stato, sulla base di una semplice verità biologica interpretata sulla base di discutibili valori etici e indubitabilmente conservatori, un potere che non gli è consentito: l'appropriazione del non-nato, mettendo a repentaglio la libertà della donna, cioè di un essere umano sicuramente nato, e che quindi in quanto tale è un essere storico e sociale con un progetto di vita.
Diventa indispensabile opporsi a questa legge perché rischia di diventare un pericoloso precedente, in quanto potrebbe diventare il primo passo verso l'abbattimento di qualsiasi limite all'invadente intervento della politica e della tecnologia su tutto ciò che è vita.
La posizione del Partito Umanista
Il Partito Umanista appoggia la campagna per votare SI ai quesiti posti dal referendum del 12 e 13 giugno 2005.
Alcuni sostenitori della legge e, in particolare, alcuni esponenti della Chiesa Cattolica, stanno invitando la popolazione a non andare a votare, con l’intento di far fallire il referendum per mancanza di quorum.
Pertanto invitiamo tutti coloro che condividono le ragioni del SI ad andare ai seggi.
Questi referendum sono una battaglia in difesa della libertà di scelta in tema di procreazione; ma, al di là del tema particolare, il referendum è anche, in se stesso, uno dei pochi strumenti di democrazia reale di cui disponga la gente e va difeso da chi cerca di svuotarlo di significato. |
Ma l'abolizione di questa legge non basta. C'è bisogno che anche per la procreazione assistita si attui un sistema di norme che assicuri la tutela della salute della donna e del nascituro.
Il Partito Umanista propone che anche la procreazione assistita, in quanto intervento sul corpo, rientri tra le normali prestazione del Servizio Sanitario Nazionale, che venga assicurata la sua attuazione primariamente in strutture pubbliche e che sia, così come dovrebbero essere tutte le prestazioni sanitarie, per tutti, completamente gratuita e del massimo livello qualitativo.
Il 12 e 13 giugno gli umanisti votano SI.
Votiamo SI per non tornare indietro.
Votiamo SI alla vita.