Quello a un’istruzione, anche universitaria, che sia accessibile per tutti e non sia assolutamente sottomessa alla logica del mercato, è un diritto sacrosanto che giustamente le nuove generazioni continuano a rivendicare: è importante ascoltare e manifestare appoggio alle critiche e alle proposte espresse dall’Onda senza nessuna logica paternalista ed evitando di creare condizioni che diano spazio ai gruppetti di provocatori violenti, come quelle che si sono verificate a Torino in occasione del G8 Universitario.
I fatti di questi giorni sono l’emblema di come si stia cercando di tagliare fuori le nuove generazioni da ogni processo decisionale, ponendo loro barriere di ogni tipo e cercando di provocare reazioni violente per poter poi scatenare la repressione.
Fortunatamente, però, la stragrande maggioranza sta scegliendo un’altra via: quella della lotta nonviolenta. I giovani di oggi sono molto più saggi di quanto li si vorrebbe far sembrare e non cadranno nella trappola della violenza che, in passato, ha impedito a intere generazioni di esprimere il proprio potenziale. Il fatto che spuntino sempre “al momento giusto” dei gruppi di violenti, quasi a voler giustificare la logica di repressione e di criminalizzazione nei confronti chi rivendica i propri diritti, sta diventando un copione ormai logoro e poco credibile.
È curioso che ogni volta che qualcuno protesta in modo pacifico per rivendicare diritti sacrosanti, come per esempio quello all’istruzione, appaiano sempre “al momento giusto” dei gruppi violenti che permettono di associare la protesta a qualcosa di pericoloso o addirittura criminale.
Ed ecco che l’onda appare “violenta” a Torino, come anche i disoccupati a Napoli e chissà chi altro ancora. Sembra che qualcuno stia cercando di dimostrare che qualsiasi dissenso debba essere considerato come un problema di ordine pubblico. Per fortuna, però, ogni volta i violenti vengono isolati dalla maggioranza e si evita la tragedia.
I giovani sono la forza creativa di una società: impedire loro di esprimersi e di determinare cambiamenti vuol dire fermare l’evoluzione della Storia.