Con la scusa di contrastare l’apologia di reato e l’istigazione a delinquere si stanno promulgando regole che danno piena libertà di censura su Internet al potere esecutivo. In questo modo si cerca di togliere di mezzo l’unico strumento di comunicazione in cui esiste ancora un po’ di spazio per la democrazia.
Nel “pacchetto sicurezza” sono contenute diverse nuove regole per quanto riguarda i reati di apologia di reato e istigazione a delinquere o a disobbedire a leggi, nelle quali vengono coinvolti anche i fornitori di connettività internet. In particolare si vorrebbe disporre l’oscuramento dei siti internet che ricadano nei reati menzionati attraverso apposito decreto del Ministero dell'Interno che ordini ai fornitori di connettività di utilizzare strumenti di filtraggio.
Si scorgono a questo punto diverse incongruenze: In prima battuta un’impossibilità tecnica di filtraggio mirato potrebbe portare alla situazione dove, per oscurare alcuni contenuti, si arrivi ad oscurare un dominio intero o una intera piattaforma di servizi (per es. Facebook). Senza contare poi che il complesso mondo dei blog e della condivisione dei feed RSS, in continua evoluzione tecnologica, potrebbe rendere tale oscuramento totalmente inutile, permettendo l'aggiramento "tecnologico" delle barriere.
In seconda analisi il decreto infrange uno dei pilastri che reggono il concetto e la pratica della democrazia, la separazione dei poteri giudiziario, esecutivo e legislativo, assegnando al Ministero dell'interno la discrezionalità di emettere il decreto di oscuramento, su comunicazione della magistratura. Si lascia oltretutto in dubbio anche il fatto che anche la magistratura possa, invece che debba, fare tale comunicazione al Ministero.
Il rispetto della Costituzione avrebbe dovuto lasciare alla magistratura il pieno monopolio di tale processo senza l'intervento del Ministero. Inoltre il Ministero non è obbligato a specificare la motivazione nel suo decreto di oscuramento, cosa che è invece sempre necessaria per gli atti della magistratura, a maggior ragione, dato che coinvolge soggetti sostanzialmente estranei ai reati, ossia i fornitori di servizi.
Con la scusa della sicurezza, si aumentano i controlli sulla popolazione, in barba alla libertà individuale e alla privacy.