La riforma Gelmini-Tremonti sembra voler dare il colpo di grazia a un sistema scolastico pubblico già provato dalla mancanza di investimenti: l’Italia è agli ultimi posti in quanto a spesa per l’istruzione pubblica nell’UE (Fonte Repubblica.it). L’ulteriore “contenimento” delle spese operato da questo governo, a partire da una miope visione dello Stato puramente aziendalista, oltre a ridurre la qualità di un diritto fondamentale per i nostri bambini e giovani, produrrà danni a lungo termine per il Paese.

Una riforma scolastica dovrebbe essere frutto di un pensiero pedagogico e promuovere il processo evolutivo del sistema scolastico. La “riforma Tremonti/Gelmini” è veramente lontana da tutto questo: è semplicemente una manovra economica taglia spese!

L’impatto sul sistema scolastico sarà devastante e comporterà un “riassetto” organizzativo “al ribasso” nelle scuole. Si parla infatti di un totale di 7.832 milioni di euro in meno tra il 2009 e il 2012 con riduzione di 87.341 docenti nei prossimi tre anni (escluse le scuole d’infanzia) oltre ai tagli del personale ausiliario.

Stiamo assistendo ad un vero e proprio ritorno al passato per la scuola pubblica, che sta per essere svilita e svuotata attraverso i pesanti tagli al personale docente in generale e al ripristino del docente unico alle elementari.

Quella che vuole la Gelmini non è sicuramente una scuola di qualità, nella quale si privilegiano le esperienze “dirette” dei bambini possibili nei laboratori, nei lavori a piccolo-medio gruppo, nelle uscite da scuola: esperienze fatte fino ad oggi grazie ad una moderna visione” attiva” del bambino e possibili nella pratica organizzativa grazie alla compresenza degli insegnanti. Se poi sommiamo la riforma “Tremonti-Gelmini” all’attuale pratica di equiparazione e sostegno alla scuola privata il disegno è completo: svuotare la scuola pubblica relegandola sempre più ad una funzione assistenziale a favore delle scuole private, anche e attraverso finanziamenti pubblici sempre più consistenti.

La “riforma” se verrà applicata porterà alla progressiva distruzione del sistema scolastico italiano con tutto il bagaglio sociale e culturale che si è costruito in anni e anni di lavoro. Questa cosiddetta riforma ha incontrato numerosissime iniziative di resistenza e opposizione da parte del popolo dei genitori, dei docenti e degli studenti: resistenza che, anziché arrestarsi, si sta moltiplicando e rafforzando con forme ramificate e organizzate e chiedendo ancora di più una scuola pubblica di qualità e non di facciata. Dare voce anche in Europa a questo popolo è una priorità assoluta.

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