La resistenza di Terzigno, Boscoreale e Boscotrecase è riuscita a mettersi in luce, è riuscita a strappare attenzione e a far arrivare lontano il proprio grido. Ciò accade ne’ per merito delle istituzioni ne’ di alcun partito, ma s’è reso possibile solo grazie alla gente, decine di donne, mamme, una larga ed eterogenea fetta della cittadinanza attiva, e grazie ai comitati (organizzati o spontanei) che si sono mossi con solidarietà e con la consapevolezza che questa lotta riguarda tutti, nessuno escluso.
La rabbia, la disperazione e gli innumerevoli paradossi di questo conflitto creano un clima difficile da sostenere:
siamo nelle strade per sopravvivere, perché non vogliamo essere gli ennesimi malati di cancro e non vogliamo che nessuno lo sia, tantomeno i nostri figli. Si cerca in tutti i modi di arrestare la distruzione irreversibile del patrimonio ambientale, ci si oppone fisicamente al passaggio dei convogli carichi di veleno che altro non sono che la versione nostrana di un plotone d’esecuzione che s’avvicina al condannato a morte.
Ancora una volta le istituzioni cercano di coprire le giuste ragioni di chi protesta gettandovi fango e falsità,
criminalizzando chi si batte per difendere la vita e salvare la Democrazia e infine chiamando “sovversivi” quelli che oggi difendono la Costituzione, mentre lo Stato evangelizza l’illegalità.
Buona parte dei media contribuiscono a far passare questa resistenza come qualcosa di cui diffidare, immaginando clan camorristici alla testa dei manifestanti, quando invece è cosa risaputa che la Camorra guadagna montagne di soldi proprio nella gestione degli impianti di sversamento e negli appalti delle opere “legali”; quando è cosa risaputa che ad oggi la Camorra è molto più presente nelle stanze della politica di quanto lo possa essere nelle strade.
E’più che comprensibile che nessun cittadino di un paese che si dica civile sia pronto e preparato ad affrontare situazioni di questo tipo, né dal punto di vista psicologico, né da quello fisico ne’ tantomeno da quello legale, ma oggi più che mai si manifesta la necessità di esserlo.
Abbiamo bisogno di lottare nel modo migliore, il più coerente, il più efficace, quello che possa dare continuità alle migliore aspirazioni di ogni individuo.
Come Umanisti, sicuri delle migliori intenzioni che spingono le persone ad opporsi alla distruzione ambientale e a reagire all’emergenza sanitaria e democratica, lanciamo un appello affinché venga scelta la strada della Nonviolenza attiva come strumento di lotta organizzata. Invitiamo tutti coloro che sono coinvolti in questa resistenza a :
- non prendere parte a nessun atto di offesa che possa essere impugnato contro le comunità in lotta,ritorcendosi contro e facilitando così la repressione;
- prendere le distanze da gruppi o singoli che promuovono azioni violente o l’uso di qualsiasi mezzo distruttivo che possa essere lesivo per le persone;
- non cedere ad alcuna provocazione delle forze armate, né delle istituzioni;
- preparare, nella maniera più completa possibile, ogni azione di resistenza, creando gruppi che possano
- sviluppare questa preparazione (10 persone preparate e sicure saranno molto più efficaci di 1000 manifestanti spinti dalle migliori intenzioni, ma impreparati);
- creare momenti di comunicazione dove valutare le azioni svolte e programmare dettagliatamente quelle
- future, dando inoltre ampio spazio alla creatività e l’originalità che ci contraddistingue;
- aprire una piattaforma comune per la creazione di un fronte di azione nonviolenta che non sia applicato su un unico territorio.
Partito Umanista Internazionale – Equipe Napoli
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