Secondo l'ultimo rapporto Eurostat sulla povertà ed esclusione sociale nell'Unione Europea è abbastanza eloquente. Nei 25 paesi ci sono 72 milioni di persone a rischio povertà, considerando in questa fascia tutti coloro che percepiscono un reddito inferiore del 60% rispetto al reddito medio del paese di appartenenza. Di queste 72 milioni di persone, 11 milioni sono in Italia: come noi stanno Spagna e Portogallo, e peggio di noi stanno solo Slovacchia, Irlanda e Grecia. Se non ci fossero i sistemi di protezione sociale, già sotto attacco da svariati anni da parte di tutti i governi europei di qualsiasi colore politico, la percentuale media europea di poveri salirebbe al 40% e in Italia si salirebbe dall'attuale 19% al 42%. |
Un formidabile attacco al sistema di protezione sociale è rappresentato dalla direttiva Bolkestein, varata mentre a capo della commissione europea c'era Prodi, l'attuale leader dell'opposizione di centrosinistra in Italia. Questo progetto di direttiva, in discussione al Parlamento europeo, ha lo scopo ufficiale di stabilire un quadro giuridico per eliminare gli ostacoli alla libertà di insediamento dei prestatori di servizi e alla libera circolazione dei servizi in seno agli Stati membri. Il problema è che l'attuazione di tale direttiva avrebbe come conseguenza la commercializzazione di tutti i servizi all'interno dell'Unione europea, compresi i settori essenziali, quali i servizi sociali, la cultura, l'istruzione e la sanità.
In questo quadro di liberalizzazione del mercato dei servizi, si comprende il significato della legge finanziaria varata dal governo italiano, che taglia fondi agli enti locali, e della cosiddetta devolution che, attraverso norme falsamente federaliste, comporta il passaggio della responsabilità di molti servizi sociali essenziali dallo Stato centrale agli stessi enti locali. Quindi, mentre da un parte gli enti locali dovrebbero essere più autonomi nella gestione di questi servizi, come quello sanitario, dall'altra si tolgono soldi proprio a questi enti locali con la legge finanziaria. Lo Stato se ne lava le mani e gli enti locali, per rispondere alle maggiori responsabilità, pur di assicurare questi servizi ai cittadini, si affidano alla privatizzazione degli stessi servizi. Con la direttiva Bolkestein, che sancirebbe proprio la liberalizzazione del mercato dei servizi, il cerchio si chiude.
Un'altra norma odiosa di questa direttiva è il "principio del paese di origine", secondo cui il fornitore di servizi è soggetto alla legislazione del paese in cui ha la sede legale e non di quello in cui si presta l'opera. In altre parole un lavoratore che lavora in un paese diverso da quello di origine, non percepisce il salario del paese dove presta l'opera, ma quello del paese di origine. Ad esempio un lavoratore rumeno che lavora in Italia per una ditta rumena, non percepirebbe un salario come gli altri lavoratori italiani che lavorano nella stessa azienda, ma il salario che avrebbe se lavorasse in Romania.
Attualmente è in corso una disputa all'interno della commissione "mercato interno" dell'Unione Europea: alcuni componenti della commissione hanno presentato la proposta di sostituire questo principio del "paese di origine" con quello del "mutuo riconoscimento", che darebbe più poteri di regolamentazione al paese in cui viene prestato il servizio. Ma anche contro questa proposta, non certo rivoluzionaria ma solo leggermente migliorativa, si sono scagliate le forze più conservatrici e liberiste, che hanno presentato 1.154 emendamenti. Tutto bloccato, ma non bisogna illudersi. La direttiva Bolkenstein rimane nell'agenda comunitaria. Nella commissione "mercato interno" si andrà al voto a novembre e a gennaio in plenaria.
Gli umanisti hanno un atteggiamento fortemente critico nei confronti del progetto di Unione Europea che, a livello istituzionale, si sta delineando. La direttiva Bolkestein è coerente con questo progetto di stampo neoliberista, in quanto rappresenta un formidabile attacco nei confronti dei servizi di interesse generale come la sanità e l'istruzione.
Con questo spirito il Partito Umanista partecipa il 15 ottobre alla giornata europea di mobilitazione contro la Bolkenstein. Invitiamo tutte le forze politiche e sociali contrarie a questa direttiva di mettere in moto una campagna di informazione e di sensibilizzazione, per rendere sempre più ampia, pressante e popolare l'opposizione ad un simile attacco ai diritti fondamentali di tutti i cittadini europei.
Per maggiori informazioni: http://www.stopbolkestein.it