Un intero popolo si sta ribellando in nome della democrazia, con un costo, in termini di vite umane, altissimo. Eppure ciò che sta succedendo in Libia sta suscitando nella classe politica al potere in Italia solo apprensione, preoccupazione, allarme per un’ipotetica fuga dalla Libia di migliaia di migranti, che chiederebbero un asilo al nostro paese.
In Italia sembra proprio che l’enfasi del dibattito sia centrata sui problemi che potrebbe provocare quella che viene definita “un’invasione dalle dimensioni bibliche”, con effetti indubbiamente ansiogeni. Il tutto basato su quell’egoismo di fondo che alimenta le scelte discriminatorie di tutte le forze politiche che hanno governato negli ultimi 20 anni e che sono arrivate ad assumere i caratteri di un vero e proprio razzismo con l’attuale governo retto dal Pdl e dalla Lega Nord.
Non si è fatto minimamente cenno, invece, alla grande opportunità che stanno creando questi movimenti democratici che hanno attraversato tutta l’Africa settentrionale e che stanno cacciando uno ad uno tutti i vecchi despoti che sulla pelle dei rispettivi popoli hanno costruito immense fortune.
Una grande opportunità di superamento del vecchio ad opera del nuovo.
E l’Italia, invece di fare la figura di un popolo di “visi pallidi” impauriti dall’invasione dei “neri”, dovrebbe essere felice di essere uno dei paesi che si affaccia sul quel mar Mediterraneo la cui costa meridionale sta dando una grande lezione di democrazia a tutto il mondo, soprattutto a quel cosiddetto “primo mondo” che solo fino all’altro ieri ha contribuito a mantenere, per i propri interessi economici e finanziari, proprio quelle dittature che ora stanno saltando una dopo l’altra.
Altro che paura. Altro che invasione. Un paese come l’Italia, al centro di quel mare, dovrebbe essere il primo ad attivarsi per accogliere, anziché respingere, tutti coloro che chiedono asilo. Non solo per gli ovvi aspetti umanitari, ma perché una vero paese democratico dovrebbe dare il segno che chi lotta per l’avvento della democrazia nel proprio paese non è solo, ma può contare su altri compagni di lotta pronti a dare il proprio contributo alla loro liberazione.
La democrazia, evidentemente, non è mai qualcosa di definitivamente acquisito, ma è qualcosa che va costruito ogni giorno.
Anche l’Italia ha avuto la sua lotta di liberazione e, molto probabilmente, questa lotta ancora non è finita. Ora ci sono altri popoli che sull’altra sponda dello stesso mare stanno lottando per la loro liberazione. Può un popolo veramente democratico preoccuparsi soltanto di non essere invaso?
Anche per questo la voce di chi ci governa non è la nostra voce. Solidarietà e atti concreti di sostegno alla lotta: di questo hanno bisogno in Libia, in Tunisia, in Egitto e negli altri paesi in rivolta. O si è in grado di fare questo, oppure anche la nostra democrazia è solo una farsa e ha bisogno di essere liberata.
VISI PALLIDI
Roma, 24 febbraio 2010
Un intero popolo si sta ribellando in nome della democrazia, con un costo, in termini di vite umane, altissimo. Eppure ciò che sta succedendo in Libia sta suscitando nella classe politica al potere in Italia solo apprensione, preoccupazione, allarme per un’ipotetica fuga dalla Libia di migliaia di migranti, che chiederebbero un asilo al nostro paese.
In Italia sembra proprio che l’enfasi del dibattito sia centrata sui problemi che potrebbe provocare quella che viene definita “un’invasione dalle dimensioni bibliche”, con effetti indubbiamente ansiogeni. Il tutto basato su quell’egoismo di fondo che alimenta le scelte discriminatorie di tutte le forze politiche che hanno governato negli ultimi 20 anni e che sono arrivate ad assumere i caratteri di un vero e proprio razzismo con l’attuale governo retto dal Pdl e dalla Lega Nord.
Non si è fatto minimamente cenno, invece, alla grande opportunità che stanno creando questi movimenti democratici che hanno attraversato tutta l’Africa settentrionale e che stanno cacciando uno ad uno tutti i vecchi despoti che sulla pelle dei rispettivi popoli hanno costruito immense fortune.
Una grande opportunità di superamento del vecchio ad opera del nuovo.
E l’Italia, invece di fare la figura di un popolo di “visi pallidi” impauriti dall’invasione dei “neri”, dovrebbe essere felice di essere uno dei paesi che si affaccia sul quel mar Mediterraneo la cui costa meridionale sta dando una grande lezione di democrazia a tutto il mondo, soprattutto a quel cosiddetto “primo mondo” che solo fino all’altro ieri ha contribuito a mantenere, per i propri interessi economici e finanziari, proprio quelle dittature che ora stanno saltando una dopo l’altra.
Altro che paura. Altro che invasione. Un paese come l’Italia, al centro di quel mare, dovrebbe essere il primo ad attivarsi per accogliere, anziché respingere, tutti coloro che chiedono asilo. Non solo per gli ovvi aspetti umanitari, ma perché una vero paese democratico dovrebbe dare il segno che chi lotta per l’avvento della democrazia nel proprio paese non è solo, ma può contare su altri compagni di lotta pronti a dare il proprio contributo alla loro liberazione.
La democrazia, evidentemente, non è mai qualcosa di definitivamente acquisito, ma è qualcosa che va costruito ogni giorno.
Anche l’Italia ha avuto la sua lotta di liberazione e, molto probabilmente, questa lotta ancora non è finita. Ora ci sono altri popoli che sull’altra sponda dello stesso mare stanno lottando per la loro liberazione. Può un popolo veramente democratico preoccuparsi soltanto di non essere invaso?
Anche per questo la voce di chi ci governa non è la nostra voce. Solidarietà e atti concreti di sostegno alla lotta: di questo hanno bisogno in Libia, in Tunisia, in Egitto e negli altri paesi in rivolta. O si è in grado di fare questo, oppure anche la nostra democrazia è solo una farsa e ha bisogno di essere liberata.