E così più di 4 milioni di cittadini sono andati a votare per le primarie del centrosinistra. Un buon numero, non c'è che dire. Uno degli aspetti positivi di questo evento sta proprio nel considerevole numero di partecipanti, che gli stessi organizzatori, ormai forse disabituati a chiedere opinioni ai propri elettori, non si aspettavano.
Sicuramente questa inattesa voglia di esprimersi, anche se solo attraverso un voto, è il segno di un intreccio di diverse esigenze. La volontà di buttar fuori da Palazzo Chigi il signor Berlusconi ha giocato un ruolo decisivo. Ma non c'è solo questo. Possiamo infatti affermare, senza il timore di essere smentiti, che determinante è stata anche la volontà di partecipare direttamente alla vita politica di questo paese.
Al contempo dobbiamo anche affermare, però, che 4 milioni di italiani si sono espressi soltanto su chi deve guidare la coalizione di centrosinistra nell'assalto finale a Palazzo Chigi. Ovviamente il rispetto nei confronti dei cittadini che hanno affrontato anche qualche ora di coda per poter votare è massimo, ma non possiamo esimerci dal constatare che siamo pur sempre nel campo della“"democrazia formale"” e di un'impostazione bipolare della politica italiana che sta riducendo sempre di più gli spazi di espressione a qualsiasi altra voce fuori dai due cori dominanti.
Perché, a proposito di democrazia reale, non è stato chiesto al popolo di centrosinistra di fare proposte e di esprimersi su quelle che già stanno circolando? Una risposta popolare così ampia alla convocazione del 16 ottobre meritava qualcosa di più.
Neanche un minimo segno di "democrazia reale" si è intravisto. Anzi, ora che il candidato Prodi si è confermato pienamente come leader indiscusso, per quel che riguarda il programma politico che poi verrà presentato, egli ha praticamente ricevuto carta bianca dal popolo di centrosinistra, una delega totale di fronte alla quale anche la sinistra più progressista presente nella coalizione dovrà inchinarsi. L'appiattimento sulle posizioni più centriste e liberiste della cosiddetta opposizione al centrodestra è più che garantito. E già si vedono i primi segni.
Non sono passate infatti neanche 24 ore dal suo trionfo, che subito Romano Prodi ha già fatto capire in che direzione dovrebbero andare le cose se fosse il centrosinistra a vincere le prossime elezioni: "Non sono andato alla manifestazione di sabato perché abbiamo messo dei correttivi per cui la direttiva Bolkestein è un importante passo avanti verso la liberalizzazione". Complimenti!
Prima di tutto ciò che afferma Prodi è una mezza bugia, in quanto è vero che la commissione europea ha presentato dei correttivi in senso - solo lievemente - migliorativo, ma è anche vero che i partiti europei di centrodestra hanno presentato a loro volta più di mille emendamenti di senso diametralmente contrario a questi correttivi, per cui per il momento la legge è bloccata alla commissione "mercato interno" dell'Unione europea. Quindi l'espressione "abbiamo messo dei correttivi" andrebbe sostituita dalla più veritiera frase "abbiamo proposto dei correttivi".
Ma l'aspetto più inquietante della posizione di Prodi è rappresentato dal pieno appoggio all'impostazione liberista della direttiva Bolkestein. Ecco quindi, sintetizzata in una sola frase, quale sarà l'impostazione dominante del programma di centrosinistra. Altre parole, per il momento, sarebbero superflue, mentre si fa sempre più vivido il ricordo dello sforzo di tutti quegli elettori che, dopo aver votato per Prodi nel 1996, hanno cercato e sperato di trovare, nelle pieghe dei provvedimenti governativi di allora, qualche sostanziale differenza rispetto alle politiche del centrodestra. I presupposti non sono incoraggianti.