Partito Umanista, 3 settembre 2011 -
Le svariate manovre economiche che vengono proposte dal nostro governo, come da molti altri governi, e che sembrano dettate da una crisi economica mondiale, non solo comportano ulteriori disagi economici per la stragrande maggioranza dei cittadini, ma stanno riducendo, anno dopo anno, la nostra stessa libertà.
Il governo italiano, non a caso, si pone in prima linea in questa opera di smantellamento dei diritti fondamentali, della democrazia e, quindi, della libertà. Ma, purtroppo, questo governo non è solo. Tutta l’Unione Europea, infatti, lungi dall’essere la realizzazione di quel sogno che aveva mosso i suoi più sinceri fautori, sta diventando un vero e proprio incubo.
Quando fu introdotto l’Euro come moneta unica ci avevano detto che l’unione monetaria avrebbe favorito l’unione politica. Molti di noi non hanno mai creduto a questo assioma e, purtroppo, i fatti ci hanno dato ragione. Ciò che è successo è esattamente il contrario: la politica oggi è completamente asservita ai dettami della Banca Centrale Europea. La più pesante conseguenza di questo asservimento della politica è la riduzione progressiva del livello di democrazia e quindi della libertà di tutti gli europei.
Inoltre chi, come le forze cosiddette progressiste, avrebbe dovuto porre maggiore attenzione al grado di democrazia vigente nel continente europeo, non ha fatto altro che sposare senza alcun indugio una teoria dello sviluppo legata all’idea che fossero il mercato e il denaro a governare. Una vera e propria abdicazione della politica a favore del potere del denaro.
Lo strapotere così consolidato del denaro ha avuto conseguenze disastrose che sono, tra l’altro, anche alla base della crisi economica attuale: i mercati sono diventati dei poteri intoccabili che usano le stesse crisi come strumento per rafforzarsi; il lavoro è stato progressivamente svalorizzato da forme sempre più aggressive di precarizzazione e neo-servilismo; la vita stessa viene sempre più mercificata, come dimostrano i continui attacchi all’ambiente in nome di un falso modernismo dettato da una globalizzazione sempre più fallimentare.
Quando il potere reale sta nelle mani di chi detiene il potere economico e non di chi è stato democraticamente eletto; quando si è costretti a subire ogni angheria e prepotenza pur di avere un lavoro che ti permetta di tirare avanti; quando la nostra stessa vita è considerata nulla di più di una merce di scambio, allora è la nostra stessa libertà ad essere in serio pericolo.
La politica, in quanto strumento fondamentale che dovrebbe contribuire, insieme ad altri, all’avanzamento dell’essere umano verso la sua autoliberazione, non abita più nelle sedi istituzionali della cosiddetta Unione Europea e dei singoli paesi che ne fanno parte, dove la gestione degli interessi comuni, ormai, non va oltre un livello molto vicino a quello di una gestione condominiale.
Non è più sufficiente opporsi alle manovre economiche partorite dai governi per la pur necessaria difesa dello stato sociale e del potere d’acquisto dei salari e delle pensioni. Non basta più dire semplicemente “noi non paghiamo”, né fare proposte tanto timidamente progressiste quanto inutili.
All’interno di queste lotte è necessario che si insinui il virus della libertà. Quella stessa voglia di libertà che ci fa guardare al futuro come un bene comune e non come qualcosa da salvaguardare individualmente. La stessa voglia di libertà che genera quella massima disobbedienza all’apparente destino così necessaria per ricominciare a percorrere il cammino verso la totale autoliberazione.