Partito Umanista, 13 novembre 2011 -
La caduta di Berlusconi non può che lasciare soddisfatti quanti si sono adoperati costantemente, per anni, a denunciare le malefatte d’un uomo che, più d’ogni altro, ha saputo incarnare il vizio e la degradazione a cui il potere può giungere. Se l’ex leader fa un passo indietro, vi sono comunque almeno due aspetti su cui è necessario soffermarsi, pur in questo giorno di festa: il primo è costituito dall’eredità morale e culturale che diciassette anni di predominio politico ed oltre trenta di massiccia offensiva mediatica hanno lasciato in una popolazione che lo ha votato con bovina pervicacia, sostenendolo sempre e comunque, a dispetto di ogni informazione emersa sulla sua condotta di vita e sull’assenza di responsabilità politica.
Se Berlusconi è oggi definibile come “il passato” (ed auspichiamo che tale resti), il berlusconismo permeerà la società ancora per decenni e difficile e laborioso sarà uscirne.
Occorre ora focalizzare la nostra attenzione sul secondo aspetto negativo che emerge dal ribaltone di ieri, 12 novembre: in uno Stato che già conosce una democrazia di facciata, in cui il bipolarismo svuota di rappresentatività le Camere ed una legge elettorale unanimemente definita “porcheria” (pure dal suo ideatore) impedisce agli elettori di esprimere sulla scheda persino una preferenza nominale, dobbiamo aggiungere ora che a capo del governo sia stato nominato nuovamente un uomo che rappresenta ed incarna i veri poteri forti internazionali, quelli economici: è advisor IN CARICA dal 2005 della Goldman Sachs, una delle principali banche mondiali, per la quale in passato hanno offerto i propri servigi anche Romano Prodi, Mario Draghi e Gianni Letta. La politica e l’economia preservano da sempre il sistema e più le cose cambiano più restano le stesse. Un vero mutamento avverrà soltanto quando la centralità sarà sottratta alla finanza e restituita all’essere umano e ci preme evidenziare quanto ciò sia ancora lungi dall’avvenire.