Partito Umanista, 14 novembre 2011 -

La caduta del governo Berlusconi non può che essere una notizia positiva. La gioia espressa da molte persone in questo frangente è assolutamente condivisibile perché i danni che il governo uscente ha procurato sono innumerevoli, non fosse altro che per il fatto che ciò che è caduto non è stato un vero governo, ma un lunghissimo spot pubblicitario durato tre anni e mezzo.
Nessuno ovviamente crede che ora i problemi del paese siano risolti per il semplice fatto che il presidente del consiglio più inutile che l’Italia abbia mai avuto ha lasciato Palazzo Chigi. Il pericolo, però, che vengano alimentate false speranze esiste ed è serio. Falsa è la speranza, per esempio, che possa bastare una compagine governativa ben accetta a livello internazionale.

Sappiamo bene dove stanno portando le pressioni del potere economico-finanziario: crescenti iniquità nella distribuzione della ricchezza, guerre per le risorse naturali, progressivo svuotamento dei sistemi democratici. Alla luce di tutto ciò, il livello di accettabilità internazionale di un governo appare direttamente proporzionale al grado di adesione ai paradigmi economici oggi dominanti. In altre parole, se il prossimo governo godrà di maggior credito a livello internazionale per tali ragioni, ci sarà da preoccuparsi e non poco.


Lo stiamo dicendo da molto tempo: il semplice cambio di un governo non è sufficiente, né a livello nazionale, né a livello internazionale. Senza prima promuovere un reale cambiamento dei paradigmi nella concezione dell'economia che si fondi sul porre l’essere umano come valore centrale, risulta assolutamente ingenuo credere che basti cambiare l’inquilino di Palazzo Chigi per avviare un genuino sviluppo che permetta ad ogni cittadino di avere una vita dignitosa. Semplicemente perché ancora non è l’essere umano il valore centrale alla base della politica, bensì il denaro e l’individualismo, con tutto il carico di egoismo che tali valori comportano.
Sarebbe altresì ingenuo credere che questo cambio nella scala dei valori riguardi solo chi frequenta le stanze del potere politico ed economico. Sarebbe ingenuo chiedere di cambiare proprio a chi è responsabile, per interessi del tutto egoistici, della deviazione delle risorse verso la corsa agli armamenti, verso la speculazione finanziaria, verso la produzione di beni di lusso e il consumismo irrazionale.
Il cambiamento avverrà solo quando saremo tutti noi cittadini a smettere di credere nelle false speranze generate da una pubblicità consumista e dall’ansia del successo materialista.
Per ogni falsa speranza c’è una porta verso una falsa via d’uscita: dietro ognuna di queste porte troveremo solo un muro invalicabile.
Solo quando cadranno queste false speranze saremo in grado di togliere il sostegno ad un sistema economico che a livello mondiale ha generato solo sofferenza alla grande maggioranza degli esseri umani. Solo in quel momento - e non semplicemente aspettando l’ennesimo cambio di natiche che si siederanno sulle poltrone del potere – smetteremo di fare appello al capitale per le nostre necessità e decideremo di risolverle come insieme e non più come individui isolati.


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