Partito Umanista, 3 gennaio 2012 -

Da una ricerca dell'Istituto Federale Svizzero di Tecnologia di Zurigo, dal titolo "La rete globale del controllo societario" e pubblicata su New Scientist, emerge che un piccolo gruppo di 1.318 società transnazionali esercita un potere enorme sull’economia internazionale. Ai primi posti di questo gruppo di potere si rintracciano soprattutto corporation, per lo più finanziarie, tra cui compaiono nomi ben noti come Goldman Sachs, Barclays Bank e JPMorgan.
Ma non finisce qui. Solo 147 società, delle 1.318 multinazionali individuate, detengono ben il 40% di tutto il potere finanziario.

E così, mentre i governi di tutto il mondo stanno spremendo i rispettivi popoli per pagare debiti che non si esauriranno mai, poche mani, ben al riparo dallo sguardo del mondo, gestiscono l’economia mondiale. Gli stessi titoli di tutte le borse del mondo salgono e scendono, non in base ad una determinata logica, ma solo e soltanto obbedendo ai comandi delle mani di questi pochi burattinai.
Tale concentrazione di potere è assolutamente criminale, non solo perché genera disuguaglianze enormi nella distribuzione della ricchezza, ma anche perché, come in tutte le concentrazioni di potere, l’eventualità di un collasso di una sola di queste compagnie può avere ripercussioni disastrose sul resto dell'economia del pianeta. L’assurdità della situazione critica attuale sta nel fatto che, se proprio questa fosse la ragione principale dell’attuale crisi economica, nessuno ne parla. Anzi, si continuano a tagliare la spesa sociale e gli stipendi come se fossero i cittadini i maggiori responsabili di una crisi che, invece, affonda le sue radici nelle speculazioni e nelle operazioni finanziarie di un manipolo di criminali il cui unico interesse è accumulare sempre più ricchezze.
La disinformazione e la manipolazione di quel poco di informazione che ci arriva regnano sovrane, con l’unico scopo di deviare l’attenzione dei popoli da dove invece andrebbe focalizzata.

In tutto questo dove è finita la politica? A questo punto, se la politica continua a stare nelle mani di chi oggi dovrebbe rappresentare i cittadini, nelle mani, cioè, di chi non può o non vuole dire le cose come realmente stanno, possiamo sicuramente affermare che questa politica ha perso la sua identità.
Nessun piano di recupero e di rilancio di un paese sarà mai possibile fino a quando la politica, recuperando la propria identità, non toglierà, come primo passo, lo Stato dalle mani del capitale finanziario mondiale allo scopo di restituire alla società quell’autonomia che le è stata sottratta.
Quell’autonomia che potrà essere conquistata solo attraverso la democrazia diretta, attraverso la quale potremo finalmente tagliare quei fili che permettono a pochi burattinai criminali di comandare sulle nostre vite.

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