Il Consiglio dei Ministri del 24 novembre 2005 ha approvato il decreto legislativo di riforma della previdenza complementare, in attuazione della legge delega 243 del 2004. La riforma, in altri termini, rivoluziona il TFR (Trattamento di Fine Rapporto), cioè la vecchia "liquidazione". Ricordiamo che la legge delega era stata approvata dal Parlamento, nell'estate 2004, in pieno periodo vacanziero, come si conviene alle più classiche delle fregature ai danni dei lavoratori.

Ma andiamo per ordine..

La "liquidazione" (TFR), come la conosciamo, sono soldi del lavoratore, accumulati dall'azienda durante il periodo lavorativo e restituiti al lavoratore al termine del rapporto. Quei soldi appartengono esclusivamente al lavoratore, quale giusto compenso per una vita di lavoro dipendente. Forse, da ora in poi, sarebbe meglio usare il passato, perché non sarà più così.

Con la riforma quei soldi saranno letteralmente scippati dalle tasche dei lavoratori.

Facciamo un passo indietro, al 1996. Il governo Dini (appoggiato dal centro-sinistra) approva la riforma-truffa delle pensioni, con la quale si stabilisce che tutti i lavoratori i quali, alla data della riforma, non hanno maturato 19 anni, 6 mesi e 1 giorno di contributi lavorativi, avrebbero ricevuto una pensione calcolata con il sistema contributivo. Vale a dire una pensione misera, pari a circa il 45% dello stipendio (nel migliore dei casi) invece del consueto 80% calcolato sulla base del sistema retributivo (usato per tutti i lavoratori più anziani, che al 1996 avevano maturato i 19 anni e rotti di contributi).

È evidente che questa bomba così innescata, esploderà sulla testa di tutti quei lavoratori più giovani, che al momento del pensionamento si troveranno a vivere con un pensione da fame. Tutti i governi di destra e di sinistra e tutta la propaganda dei media insistono sul fatto di provvedere ad una pensione integrativa con assicurazioni private.

Ma com'è possibile convincere i lavoratori dipendenti a sottrarre ingiustamente, e ancora una volta, dai loro già magri stipendi - che permettono a malapena di arrivare a fine mese - altri soldi per i contributi di una pensione integrativa? Per non parlare della mancanza di fiducia in fondi d'investimento privati, per via degli ultimi scandali finanziari.

A questo punto, la classe politica di destra e di sinistra, così come i sindacati confederali, hanno pensato bene, visto la giusta reticenza dei lavoratori (sempre più impoveriti) di versare ancora soldi ai ricchi (banche ed assicurazioni), di rubarli per legge. Come? Stabilendo che la liquidazione, cioè soldi già dei lavoratori, deve essere versata per pagare i contributi di fondi complementari gestiti da banche ed assicurazioni.

Perché è passato così tanto tempo dal varo della legge all'approvazione del governo (un anno e mezzo)? Perché questo è l'affare del secolo, che vale 12 mila miliardi di euro e tutti litigano per accaparrarsi la loro fetta di torta.

Da una parte il governo, in quanto non sono certo un mistero gli interessi diretti di Berlusconi con le sue attività finanziarie (Banca e assicurazioni Mediolanum), dall'altra tutto il resto del mondo finanziario, compreso quello vicino all'altra parte politica (Unipol, Bnl). Per non parlare infine degli interessi vergognosi dei sindacati confederali (CGIL, CISL, UIL), che dovrebbero difendere il diritto ad una previdenza pubblica invece di spingere sulla riforma, nella quale non a caso sono previsti i cosiddetti "fondi chiusi", gestiti proprio da costoro.

In questi giorni si è assistito ad un penoso teatrino colmo di paradossi, nei quali il Governo ha approvato la riforma del TFR, ma posticipandola al 2008, non certo perché il governo si sia messo una mano sulla coscienza rispetto al furto che si stava attuando ai danni dei lavoratori, ma unicamente per mancanza di accordo sulle modalità di spartizione dei proventi dell'affare.

Il paradosso più grande è che l'altra parte politica ed i sindacati confederali criticano aspramente questo rinvio, invece di affermare il diritto di ogni lavoratore ad una previdenza pubblica e dignitosa. Ricordiamo infatti che con i fondi pensione integrativi cambierebbe il rapporto dei contributi a carico delle aziende e dei lavoratori. Attualmente le imprese contribuiscono al 73% e i lavoratori al 27%; mentre, facendo un calcolo approssimativo, con i fondi integrativi i contributi a carico del lavoratore passerebbero al 70% e si ridurrebbe al 30% la parte a carico dell'impresa.

Per fortuna la scelta o meno di destinare la liquidazione è ancora un'opzione. Nel semestre che va dal 01/01/2008 al 30/06/2008, i lavoratori potranno esprimere la loro contrarietà, scegliendo di non destinare la liquidazione ai fondi pensione privati. In caso di nessuna manifestazione di volontà scatterà il silenzio-assenso e la liquidazione finirà automaticamente nei fondi pensione integrativi di banche e finanziarie e di conseguenza nei circuiti di speculazione finanziaria con i rischi legati all'andamento dei mercati borsistici.

In altre parole soldi rubati alla gente, per darli ai ricchi, senza garanzia di un ritorno.

Come umanisti esprimiamo la nostra contrarietà a questa operazione, perché rappresenta un vero e proprio furto ai danni di milioni di famiglie e di lavoratori, a vantaggio del solito ristretto circolo affaristico-istituzionale, per i loro sporchi interessi speculativi. Rivendichiamo il diritto ad una previdenza pubblica, che garantisca una pensione degna e per tutti.

Carlo Olivieri
Segreteria Programma

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