Gli umanisti amano il concetto di "tregua olimpica", perché racchiude molti valori che stanno alla base della loro politica: il rifiuto della violenza, l'affermazione dell'uguaglianza di tutti gli esseri umani, il riconoscimento della diversità personale e culturale, la tendenza allo sviluppo della conoscenza al di sopra di quanto viene accettato o imposto come verità assoluta, l'affermazione della libertà in materia di idee e di credenze. La tregua olimpica ricalca questi valori: risale alla tradizione greca e prevedeva la cessazione di tutte le ostilità per l'intera durata dei giochi, per permettere il passaggio e la partecipazione degli atleti di ogni nazionalità. Attualmente, si tradurrebbe nel desiderio della costruzione di un mondo che gioca in maniera leale, un mondo solidale e pluralista, che rispetta indiscriminatamente le differenti culture e ne promuove il dialogo e la cooperazione.

In più, oggi non c'è l'antico divieto di partecipazione legato al sesso (le donne non potevano nemmeno assistere alle gare, figuriamoci se potevano competere), alla nazionalità (chi non parlava greco era escluso dai giochi) ed al livello sociale (gli schiavi, ovviamente, erano tagliati fuori). Non solo: oggi abbiamo ottenuto la parificazione dei premi per gli atleti olimpici e paralimpici. In parole povere, la tregua olimpica promuove la pace mondiale, il rispetto della persona nella sua interezza e l'interculturalità.

Quella che loro chiamano "tregua olimpica", per noi è anestesia sociale

Quella che ci stanno proponendo non è la tregua olimpica. È piuttosto un sonno olimpico, ed è tutt'altro che ristoratore. Ci chiedono di dormire tranquilli, così che possano sentirsi liberi di fare tutto ciò che preferiscono, indisturbati e anzi, passando per "buoni" ed "internazionalisti". Cercano di passare per buoni e ci riescono, talvolta. Per esempio il programma pre-olimpico del 2005 prevedeva eventi che ponevano l'accento sull'importanza della spiritualità, l'importanza di un rapporto sano col proprio corpo. "Torino 2006" ha appoggiato la Marcia della Pace da Perugia ad Assisi ed anche la Giornata Mondiale dell'Alimentazione. Infine ha organizzato il commovente incontro internazionale dei giovani, "Young Words".

Insomma, tutte iniziative davvero encomiabili. Allora perché non ci convince che la chiamino "tregua"?

Perché percepiamo una continua, malcelata guerra ai danni dei cittadini italiani e stranieri, colpiti da quella che sembra più una piaga olimpica e che i soliti noti cercano di curare anestetizzandola e nascondendola. Per noi, un popolo che vive in pace vede rispettata la democrazia ed i diritti umani; un popolo che vive in pace è un popolo che partecipa alle decisioni che lo riguardano ed ha l'accesso alla sanità, alla cultura ed al lavoro. Indiscriminatamente.

Purtroppo per noi, questo non è il panorama nel quale viviamo.

Malgrado chiediamo che vengano applicati realmente i principi democratici di partecipazione politica, è stata adottata la solita modalità: la gestione delle Olimpiadi è stata affrontata senza chiedere il parere della cittadinanza, per non parlare delle varie rappresentanze politiche che si sono riempite la bocca di "tregua", colpevolmente consapevoli di essere diventate sorde alle richieste della loro stessa base di militanza, che pur sentendosi tradita continua a seguirli.

Attraverso la tregua olimpica abbiamo assistito ad un aumento sistematico della repressione: censura e forte manipolazione dei mass-media, criminalizzazione e sgombero dei centri sociali e delle case occupate, denigrazione e continui tentativi di impaurire tutta l'ampia, ampissima fetta di società che in una forma o nell'altra stava chiedendo di essere ascoltata e rispettata.

La ridicolizzazione e la criminalizzazione dell'impegno e delle lotte sociali non sono l'apertura del dialogo. Il tentativo di ridurre al silenzio qualsiasi coro di dissenso, qualunque parere discordante, ogni richiesta di giustizia, non è democrazia.

Questa non è la tregua olimpica.

Tregua olimpica e rispetto dei diritti umani, internazionalità, democrazia, cessazione dei conflitti.. è imbarazzante non riuscire a scegliere quale di questi punti descriva meglio la contraddizione dimostrata fin qui.
Potremmo iniziare col dire che tutto quello che hanno tentato di spacciare per illegale, come l'occupazione di spazi inutilizzati oppure l'ingresso clandestino nel nostro paese, è ridicolo messo a confronto con un sistema che permette agli stranieri di diventare schiavi e li sbatte dentro un lager ed agli italiani di diventare idioti, incapaci - perché impossibilitati - di scegliere e privati della libertà di informazione? Controllati molto ed accuratamente, nel caso si trovino ad avere tratti somatici spiccatamente "etnici", con la spiacevole sensazione di essere costantemente sotto osservazione?
Oppure l'occupazione militare in Valsusa, con incredibili episodi di cariche a freddo, sgomberi notturni a suon di manganellate - in questo caso sì, indiscriminate - e presidianti pacifici tenuti in ostaggio per ore, insultati, picchiati ed umiliati al di là di qualsiasi razionale previsione. Certo, la valle ha avuto anche degli indiscutibili vantaggi dall'evento olimpico, come lo sventramento delle montagne di Pragelato e Cesana per la costruzione di un trampolino ed una pista da bob..

O, ancora, lo scampato pericolo per condanne pesantissime nei confronti dei manifestanti che, per protestare contro una politica che specula nel campo immobiliare a spese dell'assistenza sociale, avevano occupato ad Asti un alloggio vuoto da anni, mentre a Torino si contrappone un fiorire di speculatori edilizi giustificati dall'ospitalità dell'evento olimpico.

Un'ospitalità a tratti incomprensibile, visto che i residenti valligiani sono stati trattati come prigionieri all'interno dei propri Comuni di residenza e si sono visti negata addirittura la possibilità di ricevere ospiti, o di entrare in paese senza fornire le generalità. Un'ospitalità nei confronti dei nostri "fratelli di altre nazionalità" davvero inesistente a giudicare da come questa tregua olimpica si manifesti violentemente sugli immigrati, clandestini e regolari, bersagliati da controlli a tappeto, espulsioni e detenzione nei centri di permanenza temporanea. Centri che restano isolati dal resto della città e dall'informazione di cosa vi si sviluppi all'interno, luoghi del non-diritto, che per caratteristiche formali e trattamento somigliano sempre di più a lager, con buona pace di chi ancora non ci crede. Un'ospitalità così perversa da non prevedere una legge sull'asilo politico, ma da adottare - ahinoi - una legge razzista come la Bossi-Fini.

Mentre da un lato ci si prodiga per permettere ai giovani sportivi di partecipare ed assistere alle Olimpiadi, dall'altro i rimpatri forzati di altri giovani si moltiplicano e sono facilitati da leggi liberticide, spronati, nel nome delle misure antiterroristiche, nientemeno che dal Vaticano.

In compenso però la tregua olimpica ha dato modo di aprire cantieri, e con essi posti di lavoro, a centinaia di stranieri pagati con salari dei Paesi di provenienza ed a centinaia di italiani, precari al punto di diventare volontari per forza di cose anziché, come sarebbe auspicabile, per scelta.

Questo significa che non si dà tregua neanche a quella frangia di popolazione che abitualmente si dedica ad attività non retribuite e ci si dedica con la passione e la certezza di costruire qualcosa che vada al di là dell'interesse privato. No, nessuna tregua, nemmeno per il volontariato. I volontari olimpici sono "lavoratori non pagati" oppure, forse meglio ancora, "pubblico non-pagante", visto che un'altra caratteristica di queste Olimpiadi è l'assoluta non economicità.

Verrebbe da chiedersi "ma che altro vogliono, il sangue, questi vampiri sociali?". Effettivamente colpisce come persino i donatori di sangue siano stati vivacemente spronati, attraverso l'invio di richieste arrivate nelle nostre case all'inizio del 2006, a donare il prezioso liquido (purché siano passati 3 mesi dall'ultima donazione, beninteso) perché la nostra città, "anche in campo sanitario, non deve essere seconda a nessuna".

Che dire, infine, della cupa presenza, tra gli sponsor olimpici, della Banca San Paolo - che in quanto finanziatrice di materiale bellico, è lungi dal poter proporre una qualsivoglia tregua - o di Finmeccanica, McDonald's e Coca-Cola, marchi leader nella guerra sociale, ambientale e del lavoro? E come definire l'assenza dei sindacati confederali, che invece la tregua olimpica di Chiamparino l'hanno sottoscritta, schierandosi per l'ennesima volta in maniera discutibile, per utilizzare un eufemismo?

In sintesi: non siamo contro le Olimpiadi invernali, anzi ci piace lo sport, ci piace che il nostro Paese ospiti quest'evento. Ci piace sperare che le nostre valli, scosse dalle tristemente note - ed inutili - grandi opere, possano beneficiare di una rinnovata vitalità ed una grande pubblicità, promessa di prospettive culturali ed economiche per il futuro. Ci piace molto che Torino si faccia promotrice e portavoce della Tregua Olimpica, perciò la vogliamo, anzi vorremmo che si prolungasse ben oltre i giochi e, soprattutto, ben oltre le elezioni. Ci piace la vera Tregua Olimpica, non quella ipocrita e crudele che tentano di farci accettare.

Non intendiamo lasciarci addormentare dalle moine stucchevoli che ci vengono proposte attraverso luccicanti festicciole di piazza, con lo scopo di rabbonirci.

Non ci crogioleremo nell'effimero sonno olimpico: siamo svegli!

Siamo svegli e chiediamo coerenza con la Tregua Olimpica, perciò vogliamo:
  • democrazia diretta: le grandi opere devono soddisfare le esigenze dei cittadini, non gli interessi privati di pochi, quindi per l'ennesima volta NO TAV!;
  • rispetto e garanzia di libera circolazione per tutti e tutte, perciò chiediamo la chiusura di tutti i centri di permanenza temporanea (CPT), l'abrogazione della Bossi-Fini e della precedente legge sull'immigrazione, la Turco-Napolitano, chiedendo in cambio una legge che tratti il delicato argomento dei flussi migratori nel rispetto delle pari opportunità e non come una prospettiva di forza-lavoro;
  • che i mass-media smettano di fare, a comando, terrorismo psicologico e che il tema sicurezza sociale sia trattato a partire dall'apertura al dialogo ed alla pluralità, piuttosto che con la repressione;
  • diritto alla sanità, all'istruzione ed alla casa, alla libertà di circolazione, alla libera informazione, alla libertà di credo ed orientamento sessuale: ecco la vera Tregua Olimpica!;
  • diffondere un profondo messaggio di pace smettendo di finanziare le banche armate, e le aziende che finanziano l'industria bellica;
  • porre fine alla schiavitù del lavoro interinale, dei contratti atipici ed allo sfruttamento degli stranieri attraverso il legame del permesso di soggiorno con il contratto di lavoro. Tregua!

Non staremo zitti, perché l'importante è partecipare, e noi vogliamo partecipare.
Non saremo ostili ma non dormiremo, staremo svegli.
Non aderire al Sonno Olimpico!


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