Di fronte alla crisi energetica, il governo vuole costruire 9 rigassificatori lungo le coste italiane, cioè degli impianti che ritrasformano il metano liquido trasportato via nave dai paesi del Nordafrica in gas. In Italia il gas oggi arriva tramite gasdotti, oltre che dalla Russia, anche da Olanda, Norvegia, Libia e Algeria. Ci sono inoltre due progetti di gasdotti da costruire, uno dall'Algeria che passa per la Sardegna e uno dalla Grecia.

Si è voluto far credere ai cittadini che gli attuali gasdotti non siano sufficienti e che in Italia manchi il gas. Ciononostante l'Eni sta vendendo gas all'estero con evidenti guadagni. La recente crisi del gas è dovuta più al fatto che per danneggiare i suoi concorrenti l'Eni ha impedito l'ampliamento del gasdotto algerino, che alla mancanza di forniture dalla Russia.

Il gas non rappresenta una soluzione per il futuro, visto che si tratta di un combustibile fossile, che si esaurirà nell'arco di alcuni decenni, aumenterà la nostra dipendenza dall'estero e che, all'inevitabile e costante aumentare del costo, inciderà sempre più pesantemente sulla nostra bolletta energetica. Anche se il gas è il combustibile fossile meno inquinante di cui disponiamo, è comunque fra i responsabili dei cambiamenti climatici. Importiamolo dunque, quanto necessario, ma il meno possibile.


I rigassificatori non sono preferibili ai gasdotti, visto che l'Italia è al centro delle maggiori zone mondiali di produzione di gas, a cui siamo collegati da una fitta rete, ulteriormente potenziabile, di gasdotti. Ci vogliono anni per costruire questi impianti e le navi di trasporto, quindi non si tratta di una soluzione per l'emergenza. I rigassificatori sono localmente inquinanti e il sistema navi-rigassificatori aumenta notevolmente l'effetto serra globale. C'è un forte pericolo di inquinamento delle acque marine.

La preoccupazione maggiore riguarda però la sicurezza degli impianti. Una fuga di gas liquefatto, per un grave incidente o un attentato terroristico, può provocare incendi ed esplosioni per un raggio di 55 chilometri. Nel 2004 un grave incidente in un impianto di liquefazione in Algeria ha causato 27 morti e 80 feriti. Nonostante tutto questo, i rigassificatori vengono presentati oggi come una valida alternativa al petrolio. In Italia ci sono progetti per la costruzione di una decina di rigassificatori, tra cui due in provincia di Livorno, uno a Brindisi, uno a Taranto e uno vicino a Trieste. Alcuni di questi rigassificatori sarebbero impianti off-shore realizzati su terminali galleggianti a 15 chilometri dalla costa. L'impianto davanti alle coste di Livorno consisterebbe in una nave gasiera lunga 240 metri e larga 40, collegata a terra attraverso un condotto sottomarino.

Il Partito Umanista si dichiara quindi contrario alla costruzione dei rigassificatori.

Serve piuttosto un serio piano energetico nazionale, che punti sulle energie rinnovabili e non inquinanti, come hanno fatto di recente paesi come la Svezia e la Danimarca. Questo piano dovrà assicurare da un lato l'indipendenza dalle fonti, oggi oggetto di guerre e continui rincari, e dall'altro lato il rispetto del Protocollo di Kyoto sottoscritto dal nostro paese per la riduzione dei gas serra.

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