A parte questo, col centro sinistra al governo non cambierà proprio niente: una pessima legge elettorale, che non permette neppure di indicare preferenze e priva l'elettore di ogni possibilità di scelta, lasciando ogni potere nelle mani dei partiti, è servita almeno a cacciare Berlusconi.
Contrariamente alle previsioni, i voti degli italiani all'estero hanno contribuito alla fine dell'incubo: sarà forse che in altri paesi le notizie non vengono censurate e manipolate come in Italia? Le immagini del premier mentre dà del kapò a un euro-deputato e del coglione a chi non lo vota, fa le corna durante un incontro ufficiale e scappa davanti a una giornalista che gli pone domande scomode hanno fatto il giro del mondo e non hanno certo giovato alla sua popolarità.
Ci rallegriamo di questo risultato, ma restiamo convinti che il governo Prodi non cambierà la direzione neoliberista già ampiamente imboccata dalla destra e continuerà sulla strada delle privatizzazioni e dello smantellamento dello stato sociale, come hanno fatto i precedenti governi di centro sinistra. La componente di sinistra dell'Unione dovrà scegliere tra la coerenza con le proprie proposte e la permanenza in una coalizione che non le permetterà di realizzarle.
La necessità di costruire un'alternativa è, a questo punto, più urgente che mai: c'è bisogno di una terza forza progressista, ampia e multiforme, che sappia lanciare un nuovo progetto, riunendo tutti i fattori progressisti oggi frammentati. Una forza che sia genuinamente rivoluzionaria e nonviolenta, che difenda le minoranze e non sia disposta a cedere a nessun compromesso che la possa snaturare.