di Manuela Donghi
Gli italiani urlano, anche la politica urla ma aspetta. Occorre un atto di responsabilità, ora più che mai. Noi lo stiamo aspettando e penso sia apprezzabile anche la pazienza e il rigore dei cittadini, che senza troppo scalpore o clamore, attendono di vedere cosa succederà in Parlamento. Ecco uno dei significati di responsabilità: “possibilità di prevedere le conseguenze del proprio comportamento e correggere lo stesso sulla base di tale previsione”. Un atto che necessita slancio e passione e soprattutto cambiamento e voglia di modificare i pezzi del puzzle quando ci si accorge che questo stesso puzzle, così com’è, non si riesce a terminare. Come quando si guarda una cosa e ammettendo l’errore, perché errare humanum est, si conviene che “no, così non va”. E si ricomincia.
Qualcosa forse è già cambiato e qualcosa forse cambierà. Più forze tutte insieme possono risolvere i vuoti che ci stanno preoccupando. Nell’interesse generale dobbiamo ascoltarci di più.
Noi cittadini dobbiamo metterci nei panni della classe politica (e lo stiamo facendo egregiamente), e i politici devono mettersi nei panni nostri. Siamo sempre lì. Il segreto è più partecipazione. Un po’ la mission di panepolitica e un po’ quello che leggerete, se avete dieci minuti di tempo, nell’intervista che segue. Spulciando qua e là mi ha molto colpita la proposta di legge di responsabilità politica che nel 1999 ha avanzato il Partito Umanista. In quegli anni forse, per il momento storico differente rispetto a quello attuale, non è stata presa in considerazione, ma ora più che mai, sembrerebbe in linea con i nostri desideri e le nostre aspettative.
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