Ma continua: "Con quale diritto la chiesa si permette di entrare all’interno dell’ordinamento legislativo italiano? Con quale diritto la chiesa cattolica vuole imporre il proprio punto di vista su scelte molto personali, come quelle che riguardano la decisione se portare avanti una gravidanza o decidere di abortire? La chiesa afferma di difendere la vita, noi umanisti diciamo che sono degli ipocriti. Come mai la chiesa cattolica non ha espresso indignazione per l’ennesima puntura letale, fatta da uno stato americano con a capo un presidente legato alla destra religiosa, che sostiene di parlare direttamente con Dio? Come mai la chiesa cattolica non utilizza tutto il potere mediatico che ha, per denunciare, ogni giorno, la morte per inedia, per malattia, per guerre di migliaia di donne, uomini, bambini. In questi casi non stiamo parlando di vita umana?"
Le domande che pone il Partito Umanista, tramite la voce del suo segretario, sono pesanti; domande a cui è difficile rispondere per una chiesa sempre più coinvolta nella politica italiana. E allora, di fronte a questo silenzio, proviamo noi stessi a rispondere almeno ad alcune di queste domande. Prima di tutto possiamo affermare, senza ombra di dubbio, che il diritto di interferire nella politica italiana, la chiesa se lo prende perché ci sono interessi economici molto precisi da salvaguardare e, in molti casi, da aumentare.
Dietro la "candida" dichiarazione della conferenza episcopale italiana di non voler prendere alcuna posizione rispetto al prossimo referendum sulla devolution, c'è la consapevolezza che i favori di un regime di appalti da parte dell’amministrazione pubblica sono già assicurati dalla revisione federalista, già in vigore, fatta dal precedente governo di centrosinistra. Un eventuale fallimento del referendum con la conseguente promulgazione della riforma del centrodestra, non farebbe altro che confermare, se non addirittura incentivare, i suddetti affari.
Ma in che consistono questi affari? Semplice. L'autonomia regionale in campi fondamentali come la sanità e l'educazione, rende più facile per la chiesa godere dei favori della cosiddetta “sussidiarietà”. Infatti, con il falso federalismo del centrosinistra come del centrodestra, il risultato è già sotto gli occhi di tutti: gli enti locali sono lasciati sempre più soli a fronteggiare gli impegni presi con la salute e l'educazione dei cittadini e sono costretti a pagare terzi per assicurare l’assistenza alla persona. E chi si presenta sempre pronto a cogliere l'occasione? La chiesa, ovviamente, che "offre" i propri servizi, incassando parti sempre più consistenti dei soldi pubblici.
Nel 2004 solo nella regione Lazio, il 55% dei fondi pubblici per la sanità, cioè più di 4 miliardi di euro, sono andati ai privati, e di questi 4 miliardi, 3 sono stati incassati da enti religiosi. In poche parole, quasi il 40% dei fondi pubblici per la sanità nel Lazio sono stati succhiati dalle strutture sanitarie cattoliche.
Interventi più diretti dei vertici ecclesiastici, come sulla legge 194, hanno la loro ragion d'essere nel fatto che comunque la chiesa, previdente come solo può esserlo un'istituzione millenaria, deve preservare i propri interessi nel caso qualcosa non dovesse andare per il verso previsto. Sarebbe ingenuo pensare che il vaticano parteggi per uno schieramento anziché per un altro. In realtà, come fanno le multinazionali, anche la chiesa guarda di volta in volta a chi più può rassicurarla sull'intoccabilità dei propri interessi economici.
E se per caso né la destra né la sinistra possono assicurare gli "omaggi" previsti? Meglio istituzionalizzare qualcosa ogni tanto, perché i regali promessi con le finanziarie potrebbero anche non arrivare puntuali. Ecco quindi la proposta, supportata dal fedele ministro della sanità, di inserire nei consultori pubblici i volontari del “movimento per la vita”.
Purtroppo è anche vero che la maggioranza dei consultori sono regrediti rispetto a quelli che si formarono subito dopo la loro istituzione. L’occasione è troppo ghiotta e quindi è giunto il momento di far entrare nei consultori questi militanti antiabortisti, il che significa dirottare donne in cerca di informazioni o in difficoltà con la propria gravidanza verso istituzioni cattoliche, come cliniche e case famiglia, sempre finanziate, ovviamente, con i soldi di tutti i cittadini italiani.
A questo punto appare abbastanza chiaro che sul corpo delle donne e sulla procreazione passano fiumi di soldi che, come succede in generale per la sanità e l’istruzione, vengono deviati dalle amministrazioni pubbliche in favore di enti religiosi a gestione privata e confessionale. Fino a quando le amministrazioni pubbliche, sia di destra che di sinistra, avranno questo atteggiamento, diritti acquisiti con lotte a volte durissime saranno sempre in pericolo.
A proposito della legge 194 bisogna ripartire da alcuni presupposti irrinunciabili:
- la libertà di portare avanti o meno una gravidanza è intoccabile;
- la libertà di azione di uno stato è, e deve restare, indipendente da qualsiasi opinione religiosa.
La proposta principale è quella di un rafforzamento delle strutture pubbliche preposte all’assistenza delle donne che si rivolgono ad esse per essere aiutate. Lo spirito iniziale con cui furono aperti i consultori in molti casi si è perso. Bisogna recuperarlo e arricchirlo con nuovi contenuti che rafforzino le capacità di queste strutture di accogliere il disagio.
Le donne che si trovano nella situazione di dover decidere di interrompere la propria gravidanza, di tutto hanno bisogno tranne che di essere attorniate da un esercito di bigotti e bacchettoni timorosi delle prediche papali e dei gironi infernali.
Una donna che si trova in questa condizione ha bisogno di essere accolta da persone disponibili a un dialogo esente da pre-giudizi e che abbiano la capacità di comunicare con l’umano dell’altro, chiedendo prima di tutto all’altro di cosa ha veramente bisogno. In nome di un vero decentramento i cittadini devono riprendersi i consultori, per poter offrire a tutte le donne, immigrate e italiane, servizi sanitari e legali gratuiti, in grado di promuovere salute e libertà di scelta.
Carlo Olivieri
Segreteria programma del Partito Umanista
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